A Sansepolcro, un’estate nel segno della fotografia di Steve McCurry

26 Giugno 2017


Resterà aperta dal 28 giugno al 5 novembre 2017 Steve McCurry Icons, la mostra con cui il Museo Civico di Sansepolcro – in provincia di Arezzo – fa luce sulla produzione di una delle figure di punta della fotografia contemporanea. Artefice di immagini divenute parte integrante del patrimonio visivo internazionale – è certamente il caso dell’ormai iconico ritratto dal titolo Ragazza afgana, scelto per la copertina di National Geographic Magazine nel giugno 1985 – il fotografo statunitense verrà presentato attraverso un ampio corpus di lavori.

Il percorso espositivo, a cura di Biba Giacchetti, si articola in circa 100 scatti che ricostruiscono la sua quarantennale carriera. I visitatori potranno muoversi tra queste fotografie accompagnando l’esperienza con le parole dello stesso McCurry: nell’audioguida, messa a disposizione gratuitamente, è lo stesso reporter a raccontare in prima persona il dietro le quinte di molte delle opere esposte.

Tre i video presentati in mostra: uno si lega alle foto del primo reportage in Afghanistan; il secondo, a partire dalla testimonianza diretta del pluripremiato artista, ne ricostruisce la parabola professionale e la sua visione dell’arte fotografica.
Proprio sulla ricerca da lui condotta, 17 anni dopo lo scatto, per ritrovare la donna protagonista del suo più celebre lavoro, si concentra il terzo video prodotto da National Geographic. E la vicenda personale di Sharbat Gula, che McCurry immortalò nel 1984 nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e ritrovò nel 2002, è balzata agli onori delle cronache internazionali nei mesi scorsi: la ragazzina dai magnetici occhi verdi, diventata donna adulta, ha rischiato una lunga carcerazione per una serie di irregolarità legate al possesso dei documenti di identità.

Oltre ai convulsi scenari del Pakistan e dell’Afghanistan, Steve McCurry Icons estende il suo sguardo all’India, alla Birmania, al Giappone, al Brasile, fino al continente africano: con foto di Steve McCurry, infatti, consentono di entrare in “contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate, mettendo in evidenza una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità“, tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e di ironia e decine di emozionanti ritratti.

[Immagine in apertura: Sittwe, Birmania, 1995 © Steve McCurry]