Non manca neppure la grande arte contemporanea, nella nuova sede che la Fondazione Agnelli, a 50 anni dalla sua istituzione, ha presentato nei giorni scorsi. Un nuovo spazio per lo studio, il lavoro e la ricerca è pronto per entrare in attività nel capoluogo piemontese.
Era uno dei più progetti di architettura più attesi dell’anno in Italia e lo scorso 15 giugno la Fondazione Agnelli, profondamente rinnovata dall’azione dello studio Carlo Ratti Associati, è stata inaugurata. L’istituzione diretta da Andrea Gavosto – della quale sono rispettivamente Presidente e Vice Presidente Maria Sole Agnelli e John Elkann – occupa la storica dimora del Senatore Giovanni Agnelli e la cosiddetta “Manica Albertini”, frutto dell’integrazione negli anni Settanta a cura dall’architetto omonimo.
In questi spazi, oltre a iniziative già consolidate – come Eduscopio, Torino fa Scuola e La scuola in ospedale promosse della Fondazione stessa – ha fissato la propria sede torinese Talent Garden, “piattaforma fisica per talenti del digitale”, nonché main partner del progetto di ridefinizione funzionale dell’edificio. Per questa realtà lo studio Carlo Ratti Associati ha sviluppato uno tra “i primi esempi al mondo di architettura digitale e responsiva”, mettendo a punto nei 3mila metri quadri destinati al coworking il modello “Office 3.0”. Questi ambienti di lavoro si caratterizzano per la presenza di pannelli mobili in vetro, tende di assorbimento acustico e divisori pieghevoli in pannelli di legno, per favorire un’ampia gamma di riconfigurazioni, ma soprattutto per il ricorso a tecnologie innovative. Un esempio in tal senso sono i sensori IoT – Internet of Things, tramite i quali gli occupanti delle postazioni del coworking potranno personalizzare le condizioni illuminotecniche e climatiche, in nome del comfort. La nuova Fondazione Agnelli da fine giugno disporrà anche di Gastronomia Torino, uno spazio votato alla ristorazione aperto alla città, collocato al piano terra, con la consulenza dello Chef stellato Alfredo Russo.
L’arte contemporanea è uno dei fil ruoge dell’operazione. Appositamente per questi interni, l’artista Olafur Eliasson ha concepito l’opera La congiuntura del tempo (Tempo junction, 2017), con una combinazione di pannelli di vetri, specchi e pannelli modulari policromi che originano ombre colorate e bagliori luminosi. Negli spazi condivisi, la Galleria Franco Noero ha disposto lavori di Darren Bader, Lara Favaretto, Mark Handforth, Gabriel Kuri e Francesco Vezzoli; esposta anche l’Hawaiian Punch di Blair Thurman. Infine, in partnership con Technogym è stata allestita un’area per il benessere: attraverso il movimento di quanti la utilizzeranno, la palestra parteciperà al fabbisogno energetico della Fondazione.
[Immagine in apertura: photo by Beppe Giardino]