Il capoluogo ligure è pronto ad accogliere le opere fotografiche della grande - e rimasta a lungo sconosciuta - fotografa statunitense. Dal 23 giugno prossimo, alla Loggia degli Abati di Palazzo Ducale.
C’è tempo fino all’8 ottobre, a Genova, per addentrarsi nell’emozionante universo visivo dell’artista Vivian Maier, al centro di un’ampia retrospettiva curata da Anne Morin e Alessandra Mauro. Per l’occasione, negli spazi espositivi di Palazzo Ducale sono state riunite 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta. A questo corpus di opere, si aggiungono una selezione di immagini a colori risalenti agli anni Settanta e alcuni filmati in super 8, utili per comprendere le modalità di lavoro messe in campo dalla cosiddetta “tata-fotografa”.
Scomparsa nel 2009, negli ultimi anni Vivian Maier è divenuta protagonista di un’incredibile ascesa che l’ha portata dall’essere sostanzialmente sconosciuta al grande pubblico fino a una notorietà di portata internazionale. La sua vicenda biografia, per certi versi misteriosa e affascinante, restituisce il ritratto di una donna appassionata dell’indagine della vita, nelle sue forme. Tata di mestiere, viene ormai costantemente associata alla sua celebre Rolleiflex, con la quale ha scattato compulsivamente nei vari contesti urbani con i quali si è misurata, in primis New York e Chicago. Come noto, il fondamentale passaggio nella conoscenza e diffusione della sua opera è avvenuto un decennio fa, quando l’allora agente immobiliare John Maloof acquisì, nel corso di un’asta, l’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Resosi conto della straordinarietà di quel patrimonio di immagini, iniziò a raccogliere materiale sulla fotografa, dando vita a un archivio di oltre 150mila negativi e 3mila stampe.
“Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata…” scrive Marvin Heiferman. “Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.
Promossa dal Comune di Genova, dalla Regione Liguria e da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura – prodotta da Civita Mostre, realizzata da diChroma Photography in collaborazione con Fondazione FORMA per la Fotografia – Vivian Maier. Una fotografa ritrovata non è la sola grande mostra fotografica in corso nel capoluogo ligure. Nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, infatti, resta aperta fino al 16 luglio la retrospettiva Elliott Erwitt Kolor: le due rassegne offrono quindi un duplice sguardo, uno maschile, l’altro femminile, sulla società statunitense del secolo scorso.