Con la retrospettiva "Ettore Sottsass – Rebel and Poet" il Vitra Schaudepot, all'interno del Vitra Campus di Weil am Rhein in Germania, traccia il ritratto del progettista austriaco-italiano, tra le figure di spicco del design e dell'architettura del XX secolo.
Sono gli spazi del nuovo Vitra Schaudepot progettato da Herzog & de Meuron – uno degli più recenti interventi architettonici che hanno arricchito il Campus Vitra di Weil am Rhein, in Germania -, a ospitare l’attesa mostra Ettore Sottsass –
Rebel and Poet. Aperta al pubblico dal 14 luglio al 24 settembre 2017, la retrospettiva curata da Heng Zhi afferma già dal titolo la volontà di indagare l’articolata produzione dell’architetto, designer e fotografo per tratteggiarne un ritratto ampio, da molteplici punti di osservazione.
Il “ribelle e poeta” Sottsass, nato a Innsbruck nel 1917 e scomparso a Milano nel 2007, viene così omaggiato nel centenario della nascita con un percorso espositivo che estende la visione a tutti gli ambiti d’azione.Tra le voci più significative e anticonformiste del Novecento, Sottsass lega il proprio nome al proficuo sodalizio intrecciato con la Olivetti: per l’azienda – che svolse un ruolo pionieristico nel settore delle macchine per scrivere, da calcolo e dell’elettronica – fu artefice di numerosi progetti già a partire dagli anni Cinquanta. Tra i progetti firmati da Sottsass in tale ambito, si ricordano il calcolatore elettronico Elea 9003, prodotto nel 1957, al quale venne conferito il premio Compasso d’oro due anni più tardi, e l’iconica macchina da scrivere Valentine, datata 1969.
Negli anni Ottanta, Ettore Sottsass fu l’epicentro del collettivo di design Memphis. All’interno di questa formazione, alla quale aderirono ulteriori personalità di spicco tra cui gli architetti Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi e Michele de Lucchi, Sottsass progettò alcuni dei suoi più celebri arredi. Contraddistinti da colori squillanti e da forme che non passarono inosservate, i suoi mobili per il gruppo Memphis ottennero largo consenso nel corso degli anni Ottanta, innovando il linguaggio formale del design postmoderno. Le sue esperienze di viaggio, combinate con l’interesse per la cultura pop e con il fascino esercitato dalle culture extraeuropee, fornirono l’ispirazione che portò il designer a firmare opere come la libreria Carlton (1981), le lampade Ashoka (1981) e Tahiti (1981) e la scrivania Tartar (1985): si tratta di oggetti “che comunicano con l’osservatore e si liberano dalla visione del design legata alla sua funzionalità“.
Accompagnata da testi poetico-letterari scritti da Sottsass e da sue serie fotografiche, la mostra si sofferma anche su ulteriori esperienze professionali, fondamentali per comprendere la complessa natura del suo lavoro e della sua visione. Tra questa si segnala la partecipazione alla mostra, destinata a lasciare il segno nella storia del design internazionale, “Italy, the new domestic land-scape” ospitata al MoMA di New York, nel 1972. Un’occasione – cui avrebbero fatto seguito ulteriori iniziative ed esposizioni – che diede evidenza al tentativo di Sottsass di “sfidare il gusto borghese ormai consolidato con oggetti poetici e non convenzionali“. Dal 1958 al 1974, in parallelo con le altre attività, rivestì anche il ruolo di direttore artistico del mobilificio Poltronova; in questa veste, manifestò il proprio stile utilizzando un’espressiva combinazione di colori e strutture.
Per tutta l’estate, inoltre, i vari spazi espositivi del Vitra Campus ospitano inoltre le mostre Together! The New Architecture of the Collective, fino al 10 settembre 2017; Mudun دنUrban Cultures in Transit, fino al 20 agosto 2017 e l’Elytra Filament Pavilion, negli spazi all’aperto, ancora allestito fino al 10 settembre prossimo.
[Immagine in apertura tratta dalla serie Metafore, Vich, 1973. Photo by Ettore Sottsass.
Courtesy: Studio Ettore Sottsass]