Nel corso della Refugee Week, la settimana dedicata alla condizione dei rifugiati che è si conclusa lo scorso 27 giugno, il World Monuments Fund ha annunciato di voler investire nella formazione dei rifugiati siriani affinché, non appena le condizioni cambieranno, possano contribuire al recupero dell'importante sito archeologico di Palmira.
Il World Monuments Fund – associazione non-profit che si occupa della salvaguardia di siti archeologici in tutto il mondo – ha annunciato nei giorni scorsi lo stanziamento di 500mila dollari da investire nella formazione di profughi siriani, in modo tale che possano contribuire, in prima persona, ai processi di ricostruzione che coinvolgeranno il sito di Palmira.
Saccheggiato e distrutto in più parti per mano dell’Isis, questo importante luogo – un tempo fiore all’occhiello del patrimonio archeologico della Siria – è divenuto un simbolo del dramma vissuto dal tormentato Paese.
Attraverso questa campagna, il World Monuments Fund, già attivo su scala globale in azioni a difesa e salvaguardia di siti di notevole interesse storico e artistico a rischio, punta a fornire competenze che potranno tornare utili quando sarà possibile avviare la ricostruzione della Siria.
Destinatari dell’operazione, sviluppata in sinergia con il Petra National Trust – organizzazione giordana senza fini di lucro la cui missione è quella di promuovere la tutela e la conservazione di Petra – saranno i rifugiati siriani che attualmente risiedono nel campo di Zaatari, allestito sul confine giordano.
In questo modo, il ripristino del sito sarà legato anche al contributo degli stessi siriani, non solo al lavoro di studiosi e archeologici internazionali che verosimilmente si occuperanno di questo importante patrimonio, non appena le condizione politiche e sociali lo consentiranno.
[Immagine in apertura: Mimmo Jodice, Palmira, Tetrapilo, 1994]