Suggestivi effetti iridescenti accompagnano l'esperienza di attraversamento degli spazi del padiglione temporaneo nel Cognac, progettato dal duo di architetti spagnoli nel cortile della francese Fondation d’Entreprise Martell.
Artefici, nel 2015, di un coloratissimo Serpentine Pavilion per i Kensinton Garden di Londra e, più di recente, di una scuola “riciclata” nella grande baraccopoli di Kibera, in Kenya, gli architetti José Selgas e Lucía Cano hanno ultimato lo scorso giugno la loro prima opera in Francia.
Commissionato dalla Fondation d’Entreprise Martell, con sede a Cognac, il Pavillon Martell è il luogo deputato ad accogliere il programma di attività culturali che anticipa la mission della Fondazione stessa; al suo interno artisti e designer internazionali daranno vita a diverse iniziative.
Il padiglione occupa per intero il cortile pavimentato sul retro della Fondazione stessa, esteso per 2.350 metri quadrati. I due progettisti dello studio SelgasCano, di base a Madrid, hanno trasformato questo spazio all’aperto in una sorta di “paesaggio temporaneo di forme organiche e armoniche“, dall’andamento sinusoidale e con continue variazioni di altezza.
In questo intervento, particolare attenzione è stata destinata alla scelta dei materiali: in linea con la volontà espressa dalla Fondazione stessa, quando il Pavillon Martell sarà smontato, nel giugno 2018, i suoi elementi costitutivi saranno messi a disposizione dei progettisti incaricati dell’installazione successive. Allo stesso modo, lo studio SelgaScano ha impiegato il legno delle pedane di Par natura , l’opera realizzata da Vincent Lamouroux qualche settimana fa per il medesimo luogo.
“Poiché questo sarà il padiglione inaugurale, le nostre decisioni e direttive avranno un impatto anche sui progetti successivi – hanno precisato José Selgas e Lucía Cano. – Ci è stata data una grande tela vuota e abbiamo voluto occupare l’intero sito con il nostro progetto, nella speranza di ispirare futuri artisti, architetti e designer.” La loro scelta è ricaduta su un materiale robusto e impermeabile, sviluppato dall’azienda francese Onduline, in grado di assicurare all’insieme leggerezza – tema ricorrente nel linguaggio del duo – facilità di trasporto e montaggio, accessibilità. “Per il suo aspetto e la sottigliezza ci ha ricordato la tradizionale carta di riso giapponese”, hanno aggiunto.
Come nel Serpentine Pavilion, anche questa volta gli architetti hanno puntato su un’esperienza duplice: alla scoperta dello spazio all’interno di questo “labirinto temporaneo”, da attraversare liberamente, si aggiunge l’osservazione delle trasparenze, dei mutevoli riflessi e degli effetti cangianti dell’opera.
In vari punti del Pavillon Martell, infine, sono stati collocati sedili gonfiabili di colore giallo, utili per assicurare ai visitatori una sosta all’insegna del relax e durante lo svolgimento di laboratori ed eventi.
[Immagine in apertura: photo by Iwan Baan]