Raggiunge per la prima volta l’Italia uno fra i capolavori più amati dell’artista americana. Un work in progress di forte impatto visivo, ospite della Triennale di Milano.
L’attesa è quasi giunta al termine per i tanti appassionati di Nan Goldin, la fotografa statunitense conosciuta in tutto il mondo per il suo stile inimitabile, che unisce il vigore del realismo alla densità della poesia. Dal 19 settembre al 26 novembre, il Palazzo della Triennale di Milano, in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea, ospiterà per la prima volta in Italia The Ballad of Sexual Dependency.
Curata da François Hébel, la mostra accenderà i riflettori sul celeberrimo work in progress avviato da Nan Goldin all’inizio degli anni Ottanta, un vero e proprio diario visivo dalla netta componente autobiografica, basato su temi e aspetti profondamente umani come la vita, il sesso, l’amicizia, la solitudine e la trasgressione.
Emblema dell’approccio “viscerale” adottato dalla fotografa nei confronti dell’arte dello scatto, le immagini che animano il video raccontano storie di vita vissuta dalla Goldin e dai suoi amici sullo sfondo di New York, Boston, Londra e Berlino a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta. Una narrazione sofferta e affascinante, al pari della biografia che accompagna l’artista e il suo universo di affetti, che ha contribuito a creare un registro linguistico cui intere generazioni di fotografi si rifanno.
Una scenografia ad anfiteatro accoglierà il pubblico della mostra milanese, introducendolo alla visione dell’opera proiettata a cadenza oraria. L’esposizione sarà completata da una preziosa raccolta di materiali grafici e di alcuni manifesti originali, usati da Nan Goldin durante le sue prime performance nei pub della Grande Mela.
[Immagine in apertura: Nan Goldin, Trixie on the cot, New York City, 1979]