Di origini bresciane, Lawrence Ferlinghetti è un artista versatile e affascinante che ha conosciuto dall'interno la Beat Generation e suoi nomi di punta. Poeta e pittore, è protagonista di una retrospettiva in apertura proprio a Brescia.
Con la mostra A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia, in apertura il 7 ottobre, il Museo di Santa Giulia di Brescia delinea il profilo del poeta, pittore, editore e agitatore culturale statunitense, legato in particolare al movimento della Beat Generation.
Di origini bresciane, Lawrence Ferlinghetti è al centro di un nuovo appuntamento espositivo, che punta a documentarne la carriera artistica e la vicenda umana a partire dall’avvicinamento al disegno e alla pittura.
L’interesse verso queste discipline avvenne nel Dopoguerra, nel corso della sua permanenza parigina per il conseguimento del dottorato alla Sorbona. La frequentazione degli atelieres livres gli consentì di fare chiarezza sulla vocazione verso le arti figurative. Tale passione è presentata dalla mostra bresciana con opere come l’olio su tela Deux, del 1950, la prima dipinta da Ferlinghetti, cui va a legarsi un’ampia selezione di disegni realizzati tra gli anni Cinquanta e Duemila; in mostra anche tele di grandi dimensioni e lavori al proprio debutto in Italia.
Presenza imprescindibile della retrospettiva è l’esame del suo contributo a supporto della Beat Generation. “Ferlinghetti, oltre ad essere autore di una delle raccolte di poesia più vendute al mondo, A Coney Island of the Mind (1958), ha avuto un ruolo determinante nella diffusione dell’opera degli scrittori della Beat Generation, tramite la libreria e casa editrice City Lights Bookstore, da lui fondata nel 1953 assieme a Peter D. Martin – ha puntualmente spiegato il Direttore di Brescia Musei, Luigi Di Corato. – Ripercorrere la carriera di Ferlinghetti, come fa questa mostra bresciana, dà modo di rendere omaggio all’intero movimento letterario, aprendo lo sguardo non solo sull’opera dei singoli autori ma più in generale sul fenomeno Beat che, da New York a San Francisco, dalla costa est alla costa ovest, ha animato il panorama culturale underground americano degli anni Cinquanta e Sessanta”.
Aperta fino al 14 gennaio e curata dallo stesso Luigi Di Corato, da Giada Diano e Melania Gazzotti, A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia non rinuncia neppure a chiarire il legame tra l’artista e l’Italia. Una volta venuto a conoscenza, intorno ai 20 anni, di avere origini italiane, Ferlinghetti cercò di indagare e ricostruire la figura paterna: il padre Carlo Leopoldo era morto prima della sua nascita. Nel 1955 il poeta scelse di prendere ufficialmente il proprio cognome italiano e da allora lo ha sempre utilizzato per firmare la sua produzione, sia letteraria sia artistica.
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