Uno dei Maestri dell’arte giapponese sta per raggiungere la Capitale. Protagonista di una mostra che mette in luce la straordinaria influenza esercitata dall’artista sui suoi successori.
Capofila del filone ukiyo-e – che significa letteralmente “immagini del Mondo Fluttuante”- e vissuto fra il Settecento e l’Ottocento, Hokusai sta per incantare il pubblico capitolino, grazie alla rassegna allestita, dal 12 ottobre al 14 gennaio, presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma.
Famoso in tutto il mondo per l’iconica Grande Onda e per la serie di vedute del monte Fuji, l’artista nipponico sarà il cuore pulsante della mostra Hokusai. Sulle orme del Maestro, una ricognizione visiva sull’eredità consegnata dall’autore giapponese agli artisti delle generazioni successive. Circa 200 opere metteranno a confronto la produzione di Hokusai con quella delle personalità che hanno seguito le sue orme, dando luogo a nuove sperimentazioni.
Organizzata attorno a 5 sezioni, la mostra prenderà in esame i temi ricorrenti nella poetica di Hokusai, esplorando i soggetti che animano i suoi lavori. Paesaggio, mondo naturale, ritratti di attori kabuki, figure femminili e guerrieri, oltre ai fantasmi, agli spiriti e ad animali leggendari, trovano nelle opere dell’artista un’interpretazione di grande impatto, resa ancora più suggestiva dal ricorso a tecniche variegate come la pittura a inchiostro e colore su rotolo verticale e orizzontale fino alle xilografie policrome e agli eleganti surimono, usati come inviti a cerimonie importanti.
Hokuba, Hokkei, Hokumei e Keisai Eisen sono solo alcuni degli allievi, diretti o meno, che si sono lasciati ispirare dal talento creativo di Hokusai, rifacendosi, per esempio, ai volumi dei Manga: una raccolta di disegni e schizzi realizzati dal Maestro usando soltanto l’inchiostro nero e qualche accenno di vermiglio. Un vero e proprio modello per intere generazioni di artisti.
[Immagine in apertura: Katsushika Hokusai, Giornata limpida col vento del sud (o Fuji Rosso), dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa, Kawasaki Isago no Sato Museum]