Modello internazionale di spazio non istituzionale per l’arte contemporanea, il Piper Club di Torino è stato parzialmente ricostruito in occasione di Artissima. Ospita il programma di talk "Piper Learning at the discotheque", a cura del centro di formazione the classroom.
Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Piero Gilardi, Mario e Marisa Merz, Gianni Piacentino, Carlo Colnaghi, Carlo Quartucci, Patty Pravo, Living Theater, Carmelo Bene e molti altri ancora: sono tante le personalità che sul finire degli anni Sessanta trovarono nel Piper Club di Torino un luogo d’incontro privilegiato.
Progettata da Pietro Derossi con Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, e attiva dal 1966 al 1969, la nota discoteca ha infatti offerto a queste figure uno spazio capace di raccogliere quelle che si sarebbero rivelate come le”ricerche più dirompenti e radicali nell’ambito dell’arte visiva, del design, dell’architettura, della musica, della grafica, delle arti performative“.
Per la prima volta, in occasione dell’edizione in corso di Artissima, quell’ambiente è stato ricostruito grazie al contributo del collettivo artistico Superbudda e dell’azienda Gufram, cui si deve la produzione di sedute e poltroncine per i più innovativi club della seconda metà del Novecento, frutto anche della sua ricerca sperimentale sul poliuretano espanso. L’evocazione delle atmosfere dell’innovativo club passa anche per la riproduzione fedele delle sedie progettate ad hoc da Derossi, oggi di nuovo realizzate a partire dai disegni originali, risalenti al 1966.
L’intervento rientra del programma di talk Piper Learning at the discotheque. Curato da the classroom – un centro di arte e formazione diretto da Paola Nicolin che reinventa le relazioni tra pratiche educative ed espositive – il calendario messo a punto prevede lezioni e testimonianze sulla produzione artistica contemporanea ricordando l’esperienza del Piper Club; il ciclo è stato avviato da un corso tenuto dall’artista Seb Patane.