A Pechino la street art racconta le città cinesi

30 Dicembre 2017


Finanziato da un grande gruppo automobilistico, ideato e realizzato da Drawing Architecture Studio, 798 è uno dei più recenti interventi di street art comparsi sui muri di Pechino. Le notevoli dimensioni dell’opera, con uno sviluppo su 14 metri da un lato e oltre 12 metri sull’altro, costituiscono solo uno degli aspetti salienti di questo lavoro, che associa visioni reali e immaginarie della società cinese contemporanea.
Non a caso è stato ribattezzato come “manifesto retrospettivo delle città cinesi”, delle quali vuole manifestare il caos, la vibrante energia e il vorticoso slancio verso la modernità.

La complessa rappresentazione può essere interpretata come una “mappa narrativa”, popolata di edifici e infrastrutture che raffigurano quelli esistenti, restituiti in forme frammentate e fluttuanti, oppure evocano i modelli visionari degli autori legati alla cosiddetta cultura architettonica d’avanguardia, dagli Archigram a Cedric Price.
La stratificazione dei segni intende inoltre simboleggiare l’attuale sovraccarico di informazioni che scorre nelle vene in queste città e megalopoli, contribuendo a generare una sorta di labirinto di grande impatto visivo.

Il disegno può dunque essere considerato come una mappa narrativa per riflettere su un caso esemplare, non solo per la Cina: 798 non è solo il nome del murale, ma anche di una delle più vitali zone artistiche del Paese asiatico realizzata in una zona industriale abbandonata. Sebbene osservandolo dall’esterno il suo spazio fisico possa apparire immutato, gli interni sono stati parzialmente trasformati in seguito allo sviluppo dell’economia virtuale.