Il secondo capitolo della saga “Milano sono io”, lanciata dall’agenzia LUZ, vede protagonisti gli scatti di Niccolò Rastrelli, dedicati ai tantissimi campetti da basket che affollano la città. Simboli di dialogo e integrazione, i playground superano qualsiasi limite e confine grazie al linguaggio universale dello sport e dello svago.
Si intitola We Play la seconda tappa del progetto Milano sono io, un racconto visivo della metropoli lombarda, narrata nelle sue sfumature più originali. Stavolta i riflettori si accendono sulle fotografie di Niccolò Rastrelli, documentarista e ritrattista impegnato in una ricognizione sugli sport di strada nella cornice meneghina.
In particolare l’obiettivo di Rastrelli è puntato sui playground che affollano Milano: ben 120 campetti, ricavati tra i palazzi, dentro i parchi o lungo il perimetro delle circonvallazioni, che ogni giorno ospitano sfide all’ultimo canestro fra individui di tutte le età e provenienze.
Al pari di quelli che punteggiano New York, Londra e Parigi, i playground milanesi sono un simbolo di dialogo e integrazione, che supera qualsiasi limite e confine grazie al linguaggio universale dello sport e dello svago.