Il Salento arcaico rivive nelle fotografie di Giuseppe Palumbo

7 Dicembre 2017


Dalla Puglia a Roma, più precisamente nelle sale del Museo delle Civiltà – Museo delle arti e tradizioni popolari “Lamberto Loria”: è qui che fino al 7 febbraio 2018 resterà aperta la mostra Visioni del Sud. Fotografie di Giuseppe Palumbo, il cui percorso espositivo riunisce scatti realizzati dal cosiddetto “fotografo in bicicletta” tra il 1907 e il 1959.
Fil rouge di queste opere, comprese tra le oltre 1700 lastre fotografiche dell’artista rimaste dimenticate per 60 anni e che trovano finalmente nuova luce, è il Salento. Questa zona della Puglia viene raccontata per immagini in tutti gli spazi del museo capitolino, attraverso un dialogo tra le immagini di Palumbo, fortemente aderenti alla realtà, e i temi delle arti e tradizioni popolari presentati sala dopo sala.

Grande intellettuale e studioso di inizio Novecento, ecologista ante litteram, esploratore e appassionato del patrimonio preistorico salentino, Giuseppe Palumbo nacque a Calimera (Lecce); a lui si deve la formazione di una collezione di 1740 immagini.
Questo patrimonio, composto di volti, luoghi, tradizioni, monumenti e foto di denuncia delle condizioni di vita del tempo, rivive oggi anche attraverso un allestimento site-specific. In occasione della rassegna, infatti, la Sala delle Regioni muta temporaneamente il proprio aspetto, accogliendo una suggestiva installazione di luminarie che la trasforma in una grande piazza.
Inclusi nel percorso di visita ci sono inoltre contribuiti speciali, frutto delle rielaborazioni e delle riletture dell’archivio Palumbo da parte di artisti, designer, scrittori, film-maker e musicisti. “Ha preceduto tutti. È un proteiforme, è un demartiniano anticipato e occulto. È il cantore del Sud – ha affermato in merito la regista e fotografa, nonché sua conterranea, Cecilia Mangini. – Nelle sue fotografie ecco la Puglia raccontata con oggettività e realismo, testimonianza accusatoria per il sud ridotto a povera colonia del nord industriale e progredito“.