Nessun fotoritocco, mai. Niente luci artificiali, massima chiarezza nel rappresentare i propri soggetti: passano i decenni e le tecniche per fare fotografia, eppure l'approccio di Stephen Shore resta incorruttibile. Molto più di uno stile, il suo è un esercizio di disciplina per raccontare al meglio gli Stati Uniti. In una lunga storia che ora il MoMA porta in mostra, mai come prima d'ora in modo così compiuto.
La mostra in corso al MoMA – Museum of Modern Art di New York – fino al 28 maggio 2018 – è un’occasione unica per conoscere la variegata carriera di un fotografo finora ingiustamente trascurato dalla programmazione dei musei. Parliamo di Stephen Shore, cui la Grande Mela dedica la prima grande retrospettiva.
Il percorso espositivo parte dagli esordi del fotografo – classe 1947 – con le stampe ai sali d’argento quando Shore era appena adolescente, per giungere fino alle ultimi sperimentazioni con il medium digitale.
Già solo nominando i due estremi cronologici della produzione di Shore è possibile comprendere come il fotografo non si sia mai posto alcun limite tecnico, quindi estetico. Frequentatore assiduo della Factory di Andy Warhol dall’età di 17 anni, negli anni Settanta Shore sarà uno dei maggiori esponenti della New Color Photography statunitense; contribuirà al rinnovamento della fotografia documentaristica negli anni Novanta, al di qua e al di là dell’Atlantico, fondendo la tradizione dei grandi fotografi americani come Walker Evans con i più recenti movimenti artistici, dalla pop art all’arte concettuale.
Nonostante la grande verve sperimentale di Shore, la sua produzione resta incredibilmente riconoscibile, forte dell’osservanza costante di alcuni principi: nessun ritocco o taglio dell’immagine apportato, il ricorso alla luce naturale e la ricerca della massima chiarezza. Più che uno stile, quello del fotografo è un incredibile esercizio di disciplina, un approccio “etico” ai suoi soggetti, tanto più se confrontato con il poderoso ricorso alla post-produzione delle immagini negli ultimi decenni.
[Immagine in apertura: Stephen Shore, Graig Nettles, Fort Lauderdale, Florida, March 1, 1978, The Museum of Modern Art, New York. Acquired with matching funds from Blanchette Hooker Rockefeller and the National Endowment for the Arts, 1978 © 2017 Stephen Shore]