Le interpretazioni date dal regista italiano all'opera letteraria del Bardo sono al centro di un ciclo di incontri promossi dal Centro Internazionale delle Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli, a Firenze.
Dopo l’open day lo scorso mese di ottobre, il Centro internazionale per le arti dello spettacolo – Fondazione Zeffirelli di Firenze avvia fin dai primi giorni del nuovo anno la propria attività. A partire dal 9 gennaio prossimo, infatti, sono in programma 4 nuove conferenze comprese nel ciclo Corrispondenze.
Nella cornice della Sala Musica del Complesso monumentale di San Firenze, a due passi da Palazzo Vecchio, gli appuntamenti curati e tenuti dal critico teatrale, anglista e traduttore Masolino d’Amico indagheranno il rapporto tra Franco Zeffirelli e William Shakespeare, osservandolo da più punti di osservazione.
Ad anticipare i contenuti del ciclo è stato lo stesso d’Amico, indicando che “nei quattro incontri vedremo come Zeffirelli ha interpretato Shakespeare, le cose che ha fatto e che poi altri hanno ripreso, cioè le sue intuizioni. Illustreremo scenografie e materiali, ma punteremo soprattutto sulle innovazioni che lui ha apportato nella rilettura dell’opera di Shakespeare. In Gran Bretagna questi era trattato in maniera aulica e con tanto poesia. Zeffirelli è andato oltre coniugando poesia e modernità”.
Punto di avvio di questo percorso è la pluripremiata trasposizione cinematografica di Romeo e Giulietta, del 1968. Vincitrice di due premi Oscar – furono 4 le candidature complessive, tra cui quella di Zeffirelli per la migliore regia – l’opera adotta la sceneggiatura scritta dallo stesso regista con d’Amico e Franco Brusati.
Per la prima volta, inoltre, i giovani Olivia Hussey e Leonard Whiting (nell’immagine in apertura, tratta dal film) interpretarono i due ruoli chiave, vestendo i panni dei protagonisti fino a quel momento tradizionalmente affidati ad attori già affermati. “In Romeo e Giulietta – ricorda appunto d’Amico, sottolineando gli elementi di novità di quella produzione – ha fatto sì recitare in costume, ma ha scelto attori giovanissimi, portando una ventata di freschezza all’opera. A tal punto che critica e pubblico gli hanno dato ragione: è stato un film di grande successo, ma senza divi, ed ha avuto il merito di avvicinare a Shakespeare tanti giovani, dando nuova popolarità a questi classici”.
La serie proseguirà il 23 gennaio con un’analisi del film Amleto del 1990, per il quale Zeffirelli scelse Mel Gibson e Glenn Close; il 6 febbraio sarà dunque la volta de La bisbetica domata del 1967, diretto da Zeffirelli e interpretato da Richard Burton ed Elizabeth Taylor. La chiusura, il 20 febbraio, è affidata all’incontro dedicato a Molto rumore per nulla, commedia messa in scena da Zeffirelli nel 1965 a Londra che, due anni dopo, nella versione televisiva ebbe proprio d’Amico fra i curatori dell’adattamento.