Mostre, installazioni, concerti e performance dal vivo definiscono il palinsesto della stagione che il Centre Pompidou-Metz dedica al Giappone, analizzando la scena nipponica nei suoi aspetti distintivi: dall'architettura alle arti visive, tra isolamento, catastrofi naturali, cultura pop ed estetica zen.
È iniziata lo scorso mese di settembre la stagione che il Centre Pompidou-Metz ha scelto di dedicare al Giappone, affascinante “microcosmo” che ha saputo conservare nei secoli caratteri peculiari, sviluppando un’identità culturale riconoscibile e senza pari.
Mostre, installazioni e un robusto cartellone di eventi – che include spettacoli e concerti alla presenza di alcune delle figure più carismatiche dalla scena artistica giapponese, tra cui Ryuichi Sakamoto, Yasumasa Morimura e Ryoji Ikeda – definiscono l’ambizioso progetto promosso dall’istituzione francese, primo caso di decentramento del Centre Pompidou di Parigi.
Conclusa lo scorso 8 gennaio e accompagnata da un allestimento dell’architetto giapponese Sou Fujimoto, la mostra Japan-ness ha focalizzato l’attenzione su ben 7 decadi di progettazione architettonica nel Paese del Sole Levante. Con un orizzonte esteso dal 1945 a oggi, la rassegna è stato concepita come il tentativo di catturare gli aspetti che distinguono, nel panorama globale, le opere architettoniche dei progettisti locali.
Ne è sorto un interessante dialogo tra l’edificio progettato da Shigeru Ban, originario di Tokyo, i più rilevanti maestri nipponici della disciplina – come Kenzo Tange, Tadao Ando, Toyo Ito, Kengo Kuma – e le giovani leve della scena locale.
Conclusa l’esperienza di Japan-ness e in attesa della retrospettiva dedicata al collettivo Dumb Type, team pionieristico per l’uso delle nuove tecnologie a sostegno dell’arte, fino al 20 marzo il Centre Pompidou-Metz ospita intanto Japanorama – New vision on art since 1970 e, fino al 5 marzo, Law of Peripheral Units.
Curata da Yuko Hasegawa, Japanorama analizza le stratificazioni della cultura visiva nipponica, a partire da Osaka 70, celeberrima Expo in occasione della quale il Giappone iniziò a far valere la propria identità culturale come nazione, liberandosi dall’influenza occidentale. La lettura dei fenomeni artistici da parte della mostra si estende anche su quanto avvenuto negli anni Ottanta e Novanta: tra i fenomeni esaminati rientrano il successo dell’estetica della pop art e l’ascesa della cultura kawaii, ispirata a cartoni animati e manga.
Contemporaneamente si svolge Law of Peripheral Units, retrospettiva su Kishio Suga, esponente di spicco del movimento Mono-Ha. Per l’occasione, l’artista ha concepito un “giardino di pietra” (nell’immagine in apertura), reinterpretando in maniera radicale l’archetipo del giardino minerale, tipico della tradizione zen nonché presenza costante nei templi giapponesi. Obiettivo? Ricondurre l’uomo verso un rapporto rinnovato e più attento con la Natura.