Addio a Getulio Alviani, Maestro italiano dell’arte programmata

24 Febbraio 2018


Il mondo dell’arte piange una perdita davvero tragica, quella di Getulio Alviani, emblema di una stagione creativa che affonda le sue radici negli anni Sessanta, quando la ricerca artistica era orientata alla sperimentazione in ambito ottico e percettivo.

Classe 1939, originario di Udine, Alviani si è spento oggi a Milano, in seguito a una lunga malattia, consegnando alle attuali e future generazioni di artisti i frutti di una carriera intensa, avviata alla fine degli anni Cinquanta, con una serie di interventi nel solco della lezione Bauhaus e di un dialogo sempre più vivace tra l’opera e lo spettatore, privilegiando materie prime di derivazione industriale come le lamiere di alluminio e oggetti in serie.

Interessato alla dialettica tra materia e percezione, Alviani assunse ben presto un ruolo di primaria importanza nel campo dell’arte programmata, mescolando suggestioni architettoniche, richiami al design e lavori di matrice prettamente visiva. Risalgono agli anni Sessanta anche le sue presenze all’interno delle principali mostre internazionali, dalla Biennale di Venezia alla storica rassegna The Responsive Eye al MoMA – Museum of Modern Art di New York, datata 1965; arrivando alla recente Dynamo ‒ un siècle de lumière et de mouvement dans l’art 1913-2013 presso il Centre Pompidou di Parigi, tenutasi appena 5 anni fa.

[Immagine in apertura: Ugo Mulas – Getulio Alviani, Rilievo a riflessione con incidenza ortogonale, praticabile, 1967-1970. Vitalità del negativo, Roma, 1970 – © Eredi Mulas via Artribune.com]