Alla Fondazione Luciana Matalon di Milano, fino al 31 marzo sono esposte settanta fotografie che Nino Dé Pietro ha scattato in giro per il capoluogo lombardo nell'arco di un trentennio. Il risultato è un ritratto -neorealista, appunto - della città tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta.
Mostrare la realtà per quella che è, senza idealizzarla o edulcorarla: è in questa comune matrice che si può identificare un forte punto di contatto tra le opere del fotografo milanese Nino de’ Pietro, classe 1921, e i capolavori del cinema neorealista italiano di Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e Luchino Visconti.
Per conoscere – o riscoprire – la sua opera, la Fondazione Matalon di Milano ospita la retrospettiva Schegge di periferie: il Neorealismo a Milano. Fotografie di Nino De Pietro, un progetto espositivo curato da Maria Possenti, Emanuela Sesti e Italo Zannier e frutto della collaborazione con Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia di Firenze.
Proprio a questa istituzione, nel 2017 l’artista ha donato il proprio archivio, costituito da oltre 5mila negativi – sia in bianco e nero, sia a colori – e da oltre 900 vintage prints.
70 sue foto, realizzate impiegando pellicola negativa Kodak in bianco e nero con l’inseparabile Leica, compongono il percorso della mostra milanese, aperta fino al 31 marzo. Riunendo insieme immagini realizzate tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, in giro per la città di Milano, i visitatori potranno osservare scorci ormai perduti oppure riconoscere luoghi ancora esistenti, la cui fisionomia è in parte – o del tutto – cambiata.
La vecchia periferia milanese è uno dei soggetti ricorrenti: dai cortili delle case di ringhiera, ancora testimoni delle tracce delle incursioni aeree della seconda guerra mondiale, alla ferrovia nel quartiere di San Cristoforo; dalla Trattoria del Risveglio, frequentata da Giorgio Gaber, fino alle discariche, alle baracche, alle biciclette, ai panni stesi ad asciugare e agli immancabili tram. Un’occasione, dunque, per ritrovare ambienti, persone e scene di cui si è – in larga parte – persa la memoria diretta.
[Immagine in apertura: Nino de’ Pietro, Milano, 1970, Raccolte Museali Fratelli Alinari (RMFA)-archivio De Pietro, Firenze]