Al Vitra Schaudepot il design danese, secondo Hans J. Wegner

10 Marzo 2018

Hans J. Wegner surrounded by his chairs Photo: Poul Petersen/Scanpix 2017

Scomparso nel 2007, Hans J. Wegner – tra i Maestri del design danese – è al centro di un’ampia retrospettiva visitabile fino al 3 giugno prossimo al Vitra Schaudepot di Weil am Rhein, in Germania. Formatosi come ebanista alla School of Arts and Crafts di Copenaghen, tra il 1936 e il 1938, viene annoverato tra gli autori appartenenti alla generazione che ha contribuito al riconoscimento mondiale al design scandinavo nella seconda metà del Novecento, accanto ad Arne Jacobsen, Børge Mogensen, Finn Juhl e Poul Kjaerholm.

Designer prolifico – ha all’attivo oltre mille progetti, di cui circa 150 prodotti ancora oggi – in particolare Wegner lega il proprio nome a una serie di iconiche sedute. È il caso della Wish-bone Chair – datata 1950 e compresa in una serie ispirata alle sedute della dinastia Ming – e della Peacock Chair del 1947, modellata sui esemplari inglesi del 19esimo secolo e intrisa di una poetica potenza scultorea; celebre, soprattutto, è la sua Round Chair, anch’essa del 1950. Quest’ultima rappresenta il “progetto di svolta” della sua carriera, a tal punto che la rivista americana Incaors finì per indicarla sinteticamente con l’appellativo di The Chair.

La padronanza delle tecniche di falegnameria ha permesso a Wegner di potenziare i suoi interventi conferendogli un riconoscibile appeal artigianale: come punta a mettere in evidenza anche la mostra, le sue opere sono caratterizzate tanto un’attenta gestione del materiale – aspetto fondamentale in un’epoca, come i decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, in cui le risorse era limitate – quando dal rigoroso studio di ogni dettaglio.
Curata da Heng Zhi, Hans J. Wegner: Designing Danish Modern affianca l’esposizione dei suoi progetti con filmati, fotografie, schizzi e documenti che ricostruiscono il processo di ideazione e la sua metodologia di lavoro.

[Immagine in apertura: Hans J. Wegner circondato dalle sue sedie. Photo: Poul Petersen/Scanpix 2017]