Frutto dell’incontro con i rifugiati giunti in Basilicata alla ricerca di un futuro migliore, il nuovo progetto della fotografa punta lo sguardo sulla loro individualità, troppo spesso dimenticata.
Ha aperto i battenti solo da poche ore la mostra Io sono, intitolata all’omonimo progetto fotografico di Luisa Menazzi Moretti. Allestita presso il Museo Nazionale di Palazzo Lanfranchi, a Matera, fino al 5 aprile, la rassegna riunisce 20 ritratti fotografici realizzati dall’autrice nel corso degli ultimi mesi, in seguito all’incontro con i rifugiati e richiedenti asilo giunti in Basilicata.
L’intento della fotografa è stato quello di immortalare volti e gesti dei suoi soggetti mettendo in luce la loro individualità, prima del loro essere migrati, e affermando così l’unicità delle loro singole esperienze e del loro vissuto, spesso caratterizzato da eventi tragici e da una speranzosa ricerca di riscatto.
Provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria, Nepal, Libia, Gambia, Nigeria, Senegal, Egitto, Congo, Mali, Costa d’Avorio, Eritrea ed Etiopia, gli uomini e le donne ritratti dalla Menazzi Moretti animano il tessuto sociale della Basilicata, contribuendo alla sua storia con le proprie.
“È difficile riuscire a concepire il loro essere innanzitutto individui prima che migranti,” afferma l’autrice. “Le persone che ho incontrato in Basilicata, grazie al lavoro svolto dagli operatori sociali, sono state messe nella condizione di poter costruire per se stessi e con le comunità locali una nuova vita”.
Un progetto, dunque, che affonda le radici nel dialogo e che comprende anche un video e un libro.