Fondato nel 2007 da Lonneke Gordijn e Ralph Nauta, lo studio pone al centro della propria opera le relazioni tra uomo, natura e tecnologia, esaminando temi contemporanei, come la sostenibilità e la realtà aumentata, in chiave inedita. Lo Stedelijk Museum Amsterdam gli dedica la prima retrrospettiva museale.
C’è anche la grande installazione Fragile Future, tra le opere esposte in occasione della monografia che lo Stedeljik Museum dedica Studio Drift. Di base proprio nella capitale olandese, il duo attivo dal 2007, celebre per la produzione di sculture, prodotti, film e installazioni, viene per la prima volta omaggiato da un grande progetto espositivo museale.
Ad essere analizzata è la complessità dell’opera nel suo insieme, prendendo come punto di partenza lo sforzo costante dimostrato verso la conoscenza delle relazioni tra uomo, Natura e tecnologia.
Aperta dal 25 aprile al 26 agosto, la mostra raccoglie progetti dei primi anni, interventi recenti e lavori inediti. Lo spazio espositivo sarà in larga parte occupato da installazioni su scala ambientale – come Drifter, celeberrimo monolite di cemento fluttuante, ed Elementism, mostrata per la prima volta – alle quali andranno a sommarsi anche le proiezioni dei film del duo, tra cui Drifters del 2016.
Con all’attivo partecipazioni a mostre, eventi e fiere di rilievo globale, Studio Drift è presente con le proprie opere nelle collezioni permanenti di istituzioni come il V&A Museum di Londra, il San Francisco MoMA, la Louis Vuitton Foundation e, ad Amsterdam, il Rijksmuseum e lo Stedelijk Museum.
Nel complesso, la mostra comprenderà otto installazioni di Studio Drift che occuperanno interamente la sala, accompagnate da una selezione di film, del tutto inediti. “Abbiamo seguito l’evoluzione dello studio per molti anni “, ha affermato il curatore Ingeborg de Roode. “Dopo aver acquistato il fragile lampadario nel 2015, stavamo aspettando il momento giusto per mostrare il pezzo al museo, insieme ad altri lavori di Studio Drift. Ora che hanno sviluppato un’opera costante per oltre un decennio e hanno ottenuto consensi internazionali con pezzi come la tempesta di cemento e il vagabondo, questo è il momento perfetto per presentare la prima indagine del loro lavoro nei Paesi Bassi“.
Proprio la “scultura di luce” cui fa riferimento de Roode è uno dei primi progetti dello studio, comprendente teste di tarassaco applicate individualmente a luci LED – un processo estremamente laborioso. Immaginato come uno sguardo utopico nel futuro, in cui le forze di due mondi apparentemente inconciliabili si uniscono nel tentativo di sopravvivere, l’installazione si è evoluta in un sistema composto da moduli, che possono essere combinati in varie configurazioni.
[Immagine in apertura: Studio Drift, In 20 steps, 2015, Venezia, courtesy of pace gallery]