Il successo della pellicola cult di Stanley Kubrick sembra aver inciso anche su un aspetto particolare delle intelligenze artificiali utilizzate nei nostri giorni: il tono di voce con cui si rivolgono a "noi umani"...
È stata una delle decisioni prese nella parte conclusiva del processo di realizzazione di 2001: Odissea nello spazio, ma da molti viene annoverata tra le più riuscite.
La “figura” di HAL 9000, il computer apparentemente onniscente della pellicola cult di Stanley Kubrick, sembra infatti essere riuscita a incidere nelle forme di intelligenza artificiale dei giorni nostri.
Nella versione originale del film a prestare la propria voce a questa evoluta forma di strumentazione, posizionata a bordo della nave spaziale Discovery, era stato l’attore Douglas Rain: il suo accento canadese venne ritenuto adatto a conferire al supercomputer un timbro coerente con quello di intelligenza artificiale, senza che la stessa fosse priva di una impronta di umanità.
Del resto, HAL 9000 non era solo efficiente, ma anche in grado di provare emozioni. Scott Brave, coautore dell’intervento dal titolo Wired for speech: come la voce attiva e avanza la relazione uomo-computer, lo ha definito una sorta di mix tra un maggiordomo e uno psicoanalista: “Ha un senso di deferenza e di distacco. Quando ascolto qualcosa come Siri, sento che c’è molto in comune“.
La voce di Rain, nel corso degli anni e in conseguenza del successo globale del film, è divenuta una sorta di riferimento predefinito per alcuni dei più diffusi strumenti: la cadenza, la formalità amichevole, l’intelligenza piacevole e il senso di controllo calmo delle voci di Alexa o Google Home di Amazon evocano l’indimenticabile performance nel film di Kubrick.