In occasione del festival "Fotografia Europea", la Galleria Civica di Modena ospita una mostra dedicata a un tema senza tempo come l’utopia. Mettendo a confronto i lavori di autori italiani e internazionali.
Fino al 22 luglio, la rassegna A cosa serve l’utopia, allestita tra le sale della Galleria Civica di Modena, offrirà al pubblico un’indagine visiva costruita attorno a un tema dalle radici antiche, ma di grande attualità. Curata da Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, la mostra riunisce opere fotografiche e video legate alle tante sfumature dell’utopia e del suo contrario.
Il titolo della rassegna si ispira al paragrafo Finestra sull’utopia del volume Parole in cammino dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, che descrive l’utopia come un orizzonte capace di allontanarsi in proporzione ai passi compiuti da chi tenta di avvicinarsi a esso. Coniato nel Cinquecento da Thomas More, il termine si è caricato, nei secoli, di significati molto ampi, che spaziano dall’ambito sociale a quello politico fino a raggiungere, specie in epoca recente, la sponda opposta della distopia.
La mostra istituisce un dialogo tra le opere provenienti da collezioni diverse gestite da Fondazione Modena Arti Visive ‒ in particolare la Raccolta della Fotografia nata nel 1991 con la donazione della raccolta di Franco Fontana ‒ e una serie di scatti selezionati dall’archivio dell’Agenzia Magnum, tra cui spiccano le immagini in grande formato di reporter del calibro di Abbas, Bruno Barbey, Ian Berry e Alex Majoli, testimoni di alcuni passaggi cruciali della storia contemporanea.
Francesco Jodice, Mario De Biasi, Filippo Minelli, Daido Moryiama, Melina Mulas, Akram Zaatari e Yael Bartana sono solo alcuni degli altri autori confluiti all’interno dell’esposizione modenese, nel solco di una stimolante riflessione che chiama in causa il tempo, l’identità, la memoria e le aspettative irrisolte.
[Immagine in apertura: Daido Moriyama, Oct. 21, 1969]