A Trieste è possibile vivere l'esperienza "dell’incontro impossibile" tra Massimiliano d’Asburgo - imperatore del Messico, fucilato il 19 giugno 1867 - e il pittore francese Édouard Manet che, indignato dalla vicenda, denunciò con le sue opere le responsabilità francesi.
Attraverso un percorso immersivo e multimediale si può ipotizzare persino quanto non avvenuto nella realtà storica. Parte da queste premesse il progetto espositivo Massimiliano e Manet, promosso dal Museo storico e il Parco del Castello di Miramare. A Trieste, negli spazi delle Scuderie del Castello, sarà infatti possibile vivere l’esperienza “dell’incontro impossibile” tra Massimiliano d’Asburgo – imperatore del Messico, fucilato il 19 giugno 1867 – e il pittore francese Édouard Manet che, indignato dalla vicenda, denunciò con le sue opere le responsabilità francesi.
La narrazione digitale proposta estenderà le dimensioni, quella fisica e quella temporale, del Castello, conducendo i visitatori nei vari luoghi della vicenda – oltre a Miramare, anche in Messico e a Parigi – accompagnati dalla regia teatrale dello sceneggiatore Alessandro Sisti e dall’interpretazione di Lorenzo Acquaviva, nei panni di Massimiliano.
Corroborata da apparati, testimonianze e documenti di rilievo storico, questa operazione culturale – curata da Andreina Contessa e Rossella Fabiani, in collaborazione con Silvia Pinna – restituisce anche “l’ossessione” e il tormento che agitarono Manet in seguito all’assassinio. Tra il 1867 e il 1868, infatti, il pittore realizzò tre opere di grande formato legate all’accaduto, ma il conseguente dibattito sul tema della censura ne impedì l’annunciata esposizione al Salon di Parigi.
Non solo: nessuna delle versioni dell’Esecuzione di Massimiliano venne mai esposta al pubblico finché Manet fu in vita.
L’appuntamento con Massimiliano e Manet resterà aperto fino al 30 dicembre prossimo.
[Immagine in apertura: Édouard Manet, L’esecuzione dell’imperatore Massimiliano, 1867 © Ny Carlsberg Glyptotek, Copenhagen, on long term loan from the National Gallery of Denmark, Copenhagen. Photo: Ole Haupt]