Per l'estate 2018 l'istituzione culturale romana ospita la più vasta mostra d’arte contemporanea della propria storia. Rendendo protagonista la propria sede, grazie a un percorso espositivo concepito "come un cantiere", e a una serie di opere che saranno in costante mutamento, giorno dopo giorno. Fino al 15 agosto.
È Take Me (I’m yours) la grande mostra proposta dall’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici per l’estate 2018. Curata da Christian Boltanski, Hans Ulrich Obrist e Chiara Parisi, la collettiva è un evento senza precedenti nella storia della prestigiosa istituzione culturale, poiché raccoglie le opere dei 15 pensionnaires di Villa Medici affiancati a numerosi artisti internazionali, alcuni dei quali di notevole fama.
Complessivamente, nel percorso di visita sono inclusi 89 artisti che, fino al 15 agosto, daranno vita a un appuntamento fortemente voluto dalla direttrice Muriel Mayette-Holtz e dedicato all’artista belga Jef Geys, recentemente scomparso.
Il format Take Me (I’m yours) ha debuttato a Londra, nella cornice della Serpentine Gallery, nel 1995, da un’idea di Christian Boltanski e Hans Ulrich Obrist. Nel 2015 questa mostra è stata riproposta nella capitale francese, alla Monnaie de Paris (dove è stata scattata l’immagine in apertura, fonte Artribune); al team curatoriale si è unita Chiara Parisi e la collettiva ha ampliato la propria dimensione e il proprio rilievo, con l’adesione di un numero crescente di artisti, appartenenti a generazioni eterogenee. Prima di arrivare quest’anno a Roma, nel 2017 il progetto è stato anche presentato a Bienalsur, la Biennale d’arte contemporanea dell’America del Sud, e all’HangarBicocca di Milano.
Nella Capitale acquisirà una nuova identità, con un percorso disseminato in tutti gli spazi espositivi disponibili. Per l’occasione, infatti, Villa Medici è stata concepita come un cantiere, secondo la tradizione rinascimentale che favorisce la compresenza tra le discipline nella costruzione di un progetto unitario.
Take Me (I’m yours) acquisirà forme diverse giorno dopo giorno, lasciando aperta per i visitatori la possibilità di vivere un’esperienza unica d’incontro con l’arte, nelle sue diverse declinazioni.
Come suggerito dal titolo, il tradizionale filtro tra pubblico e opera sarà abbattuto, consentendo ai fruitori di portare con sé le opere oppure di modificarle, inserirlo un personale contributo: due opportunità promosse per estendere la “vita” dei lavori artistici esposti e per rimuovere canoni e limiti della fruizione artistica.