Fino al 15 settembre prossimo, a Ortisei in Trentino-Alto Adige si rinnova l'appuntamento con la Biennale Gherdëina. In occasione dell'opening, Alessandro De Francesco, Sissa Micheli, Gianni Pettena, Mathilde Rosier e Nico Vascellari presenteranno performance speciali, rendendo omaggio alla "sublime intensità" della montagna.
Nata 10 anni fa come evento parallelo di Manifesta, la Biennale Gherdëina ha acquisito nel tempo un’identità propria e autonoma. La sesta edizione, guidata da Adam Budak, curatore della Galleria Nazionale di Praga, prende in esame il tema della natura polimorfa della montagna e del suo linguaggio. In questa ottica, dunque, non è casuale la scelta della data inaugurale: la manifestazione prende infatti il via il 23 giugno, nel giorno in cui ricorre il 268esimo anniversario della nascita del padre delle Dolomiti, il geologo francese Dieudonné Sylvain Guy Tancrède de Gratet de Dolomieu.
Dopo la precedente edizione, legata al tema della retorica del desiderio, quest’anno attraverso la mostra Writing the mountains si intende combinare il racconto artistico sulla montagna con “discipline limite come la geologia culturale, l’ecologia delle comunità, la scienza performativa e la pratica relazionale dell’estetica impegnata, sfidando le forme più convenzionali di rappresentazione e percezione, e traendo ispirazione dal vocabolario proprio della natura, del paesaggio e della comunità”, come indicato dallo stesso curatore.
Le opere di Mariana Castillo Deball, Claudia Comte, Alessandro De Francesco, Alicja Kwade, Sissa Micheli, Štefan Papčo, Giuseppe Penone, Simon Perathoner, Gianni Pettena, Agnieszka Polska, Jiří Příhoda, Gregor Prugger, Mathilde Rosier, Egill Sæbjörnsson, Fabien Vallos, Nico Vascellari e Franz West – gli artisti coinvolti in questa edizione – saranno visibili a Ortisei, nella zona pedonale, al Circolo Artistico e a Col de Flam.
Obiettivo della mostra è, come ulteriormente precisato dal curatore, rendere omaggio “sia alla montagna che alla comunità che la abita, per mezzo di una riflessione sulle qualità di resistenza e di resilienza intrinseche a questi luoghi e a queste persone, portando a esempio la montagna come luogo di stupore e al tempo stesso di intimità, emancipazione e affermazione delle tradizioni“.
[Immagine in apertura: Claudia Comte, WOOOW, 2018, Courtesy of the artist and König Galerie, Berlin]