Liberamente ispirato al celebre romanzo di Herman Melville, lo spettacolo in programma sabato 7 luglio a Dolo, tra Venezia e Padova, conduce una grande - e sorprendente - "macchina teatrale" nella dimensione aperta di una piazza della città veneta.
Nata a Modena nel 2005 e attiva in quattro ambiti diversi ma affini – produzione di spettacoli, progettazione in ambito socio-culturale, formazione e organizzazione di festival e rassegne – la compagnia Il Teatro dei Venti ha indirizzato parte della propria ricerca artistica sul teatro destinato agli spazi urbani: l’impiego di trampoli, la progettazione di scenografie mobili e il desiderio di rafforzare i contatti con le comunità locali sono alcuni degli aspetti salienti della tipologia di spettacoli generata da questa idea.
Forte di tournée in Italia e all’estero – in Francia, Polonia, Serbia, Croazia, Spagna, Romania, Taiwan e India – la compagnia ha scelto di misurarsi con testo complesso e affascinante come il romanzo Moby Dick, uno dei capolavori imprescindibili della letteratura americano scritto da Herman Melville.
Prima della tappa in Lituania, a Klaipeda – Il Teatro dei Venti si esibirà 26, 27 e 28 luglio a Klaipeda, dopo una residenza artistica condotta nell’ambito del Klaipeda Sea Festival – lo spettacolo è di scena in Piazza Cantiere, a Dolo (Venezia), sabato 7 luglio.
Con l’adattamento drammaturgico di Giulio Sonno, l’ideazione e la direzione di Stefano Tè, Moby Dick “conquisterà” la dimensione dello spazio pubblico del Comune veneto con un equipaggio di 20 artisti, tra attori, musicisti e acrobati. A rendere unica questa tappa contribuirà la presenza dei bambini e dei ragazzi della comunità dolese e dei componenti del Coro Voci dal Mondo, che hanno partecipato al Laboratorio propedeutico alla messa scena guidato dal Teatro dei Venti.
“L’adattamento del romanzo cerca di recuperare alcune delle voci che animarono la scrittura di Melville (si potranno riconoscere echi dalla Bibbia e dal Faust di Goethe, nelle traduzioni di Ceronetti e Fortini) per restituire un respiro iniziatico al viaggio delle genti a bordo del Pequod. Un carro-palco che sia arca, porto e indimenticato relitto al di là del tempo. Il celebre incipit in fondo è un invito al teatro: call me Ishmael, come a dire, facciamo che oggi sono Ishmael e vi racconto una storia, facciamo che un sogno di umanità torni a rivivere, facciamo che quest’illusione domani diventi realtà“, indicano le note di drammaturgia.