Due percorsi espositivi, uno sotterraneo e l'altro immerso nel paesaggio, colpiscono l'immaginazione del pubblico in visita a Vulci, l'antica città etrusca nel viterbese che per tutta l'estate - fino al 15 settembre - torna a essere un luogo animato dall'arte, grazie a spettacolari sculture e installazioni.
Prosegue costante il progetto espositivo che, dal 2016, mette al centro dell’attenzione il Parco Naturalistico e Archeologico di Vulci, in provincia di Viterbo. Per il terzo anno, infatti, l’antica città etrusca ospita una grande rassegna di arte contemporanea, in cui le forme espressive più libere dei nostri giorni sottolineano la bellezza paesaggistica e gli antichi fasti dell’insediamento intriso di memorie etrusche, romane e paleocristiane.
Il 2018, con l’edizione VULCI MON AMOUR inaugurata lo scorso 7 luglio, vede tra l’altro ampliarsi l’offerta espositiva. La rassegna occupa stavolta due diverse aree: al criptoportico sotterraneo, che ospita il percorso Frammenti di Sottosuolo, si aggiunge una sezione immersa nel parco – Frammenti di Paesaggio.
Com’è facile intuire dai nomi delle sezioni espositive, l’intera rassegna è unificata dal tema del frammento: memoria di un’identità perduta, ma anche “spunto” da cui ha inizio una nuova unità; reperto a partire dal quale si ricostruisce il passato, come nell’archeologia, oppure istantanea che inquadra il nostro tempo.
In Frammenti di Paesaggio, a cura di Francesca Perti, gli artisti – Tommaso Cascella, Francesco Castellani, Massimo Luccioli, Jasmine Pignatelli, Paolo Torella, Mara van Wees, B. Zarro – realizzano opere assemblando, componendo, costruendo, decostruendo, contaminando blocchi del tipico tufo della zona. Le sculture-installazioni mettono in luce un percorso espositivo di frammenti di paesaggio, che accompagna il visitatore dalla porta ovest all’ingresso del criptoportico, dove si svolge la seconda parte della mostra.
In Frammenti di Sottosuolo, a cura di Gianna Besson, gli autori Lucilla Catania, Antonio Grieco, Andrea Fogli hanno invece fatto ricorso a materiali ceramici, bronzo e marmo per esprimere il concetto di frantumazione e ricomposizione del tempo, di costruzione della memoria e dell’identità, in equilibrio tra l’ispirazione fornita dai reperti archeologici e la necessità di dare voce alle inquietudini del contemporaneo.