Con "Toward a Concrete Utopia: Architecture in Yugoslavia, 1948–1980" il MoMA di New York si focalizza sui peculiari caratteri architettonici sviluppati nel Paese prima della sua disgregazione. Prendendo in esame progetti messi a punto nell'arco di 45 anni.
Per la prima volta una mostra organizzata negli Stati Uniti si concentra sull’architettura dell’ex Jugoslavia, accendendo i riflettori internazionali su progetti e progettisti che hanno dato forma al Paese prima della sua disgregazione. Attesa e ampiamente annunciata, Toward a Concrete Utopia: Architecture in Yugoslavia, 1948–1980, in apertura al MoMA di New York il 15 luglio, analizza quarantacinque anni di architettura jugoslava.
Il corpus di opere in mostra comprende 400 disegni, modelli, fotografie e film raccolti da una serie di archivi municipali; parte dei lavori proviene da collezioni private, in altri casi sono stati concessi dai musei presenti nell’intera area presa in esame. L’esposizione intende delineare il distintivo carattere dell’architettura locale, riunendo esempi diversi per scala e funzione: dai grattacieli di matrice brutalista, veri e propri “condensatori sociali”, agli scenografici monumenti commemorativi; dai complessi pubblici fino ai masterplan per pianificazione urbana di vaste porzioni del Paese.
Con l’obiettivo di esaminare il carattere sfaccettato dell’architettura jugoslava, oltre a progetti di Bogdan Bogdanović, Juraj Neidhardt, Svetlana Kana Radević, Edvard Ravnikar, Vjenceslav Richter e Milica Šterić, verranno presentati anche edifici che portano la firma di progettisti internazionali, a testimonianza della vivacità dell’area. Tra gli interventi in mostra anche la cosiddetta “Moschea Bianca” in Bosnia, le opere legate alla ricostruzione post-terremoto della città di Skopje, firmate dall’architetto giapponese Kenzo Tange, e il piano per Novi Beograd (New Belgrade), con i suoi compatti blocchi abitativi, la cui costruzione venne intrapresa nel secondo dopoguerra.
[Immagine in apertura: Andrija Mutnjaković. National and University Library of Kosovo. 1971–82. Prishtina, Kosovo. Exterior view. Photo: Valentin Jeck, commissioned by The Museum of Modern Art, 2016]