Sbarcano a New York i grandi fotografi del Novecento italiano: una mostra in apertura il prossimo 6 settembre analizza, per la prima volta e in modo completo, il ruolo della fotografia nel Neorealismo italiano affidandosi agli scatti di sessanta autori.
Qual è stato il contributo della fotografia nella diffusione e nel “successo” della corrente neorealista italiana? Riunendo insieme opere di autori quali Mario De Biasi, Arturo Zavattini, Ando Gilardi, Enzo Sellerio e Nino Migliori – solo una selezione dei 60 artisti selezionati – la mostra NeoRealismo: The New Image in Italy, 1932-1960 in apertura il 6 settembre a New York proverà a rispondere a questo interrogativo, ripercorrendo una fase cruciale per la storia della scena culturale nazionale del Novecento.
Complessivamente saranno 180 gli scatti esposti nella cornice della Grey Art Gallery – museo delle belle arti della New York University – fino all’8 dicembre, allo scopo di fare luce, per la prima volta e in modo completo, sul ruolo della fotografia nel Neorealismo. In questo itinerario visivo – curato da Enrica Viganò e organizzato dallo studio professionale milanese ADMIRA – saranno visibili anche pubblicazioni originali di rotocalchi, libri fotografici, poster dell’epoca e spezzoni di film diretti da registi quali Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Luchino Visconti.
Associata a una serie di altri appuntamenti culturali e ad altre rassegne espositive, che coinvolgeranno come sede anche Casa Italiana Zerilli – Marimò, NeoRealismo: The New Image in Italy, 1932-1960 si snoda tra cinque sezioni tematiche.
L’analisi prende avvio da un approfondimento sul Realismo in epoca fascista, con un focus sull’esperienza dell’Esposizione della rivoluzione fascista – inaugurata nel 1932 al Palazzo delle Esposizioni di Roma , nel corso della quale si affermò la centralità del medium fotografico come strumento accessibile e comprensibile a tutti. Una premessa utile per cogliere il senso del successivo vasto impiego delle immagini a supporto della propaganda fascista, realizzato anche attraverso realtà come l’Istituto LUCE.
L’attenzione si sposta dunque sullo scenario desolante dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale, nel quale tuttavia i fotografi – tra loro Tullio Farabola, Aldo Beltrame, Giuseppe Bruno, Mario Carbone, Roberto Spampinato – riuscirono a restituire sia la drammaticità del momento, sia il desiderio di crescita e la fiducia verso la rinascita.
Nella successiva sezione si assiste all’impiego della fotografia come elemento per comprendere l’identità collettiva: fotografi come Franco Pinna, Ando Gilardi, Renzo Chini, Nino Migliori, Enzo Sellerio, Arturo Zavattini, rilevando frammentazione, squilibri, desideri, realizzarono “epici reportage” che mostrano, senza filtri, come si viveva davvero nelle varie regioni.
In chiusura, la mostra esamina l’evoluzione della figura del fotografo in conseguenza della diffusione della carta stampata e della tecnica del rotocalco; infine, analizza anche il potenziale creativo della fotografica con la sezione Tra arte e documento.
Il catalogo dedicato – pubblicato con il titolo NeoRealismo: The New Image in Italy, 1932-1960 da DelMonico Books•Prestel, in co-edizione con Admira Edizioni – è arricchito da saggi di studiosi e specialisti e da un testo inedito del regista Martin Scorsese, appassionato del Neorealismo italiano.
[Immagine in apertura: Gianni Berengo Gardin, Puglia, Puglia, 1958 © Gianni Berengo Gardin]