Ferito nel corso del secondo soggiorno a Napoli, Caravaggio muore a Porto Ercole nel luglio del 1610. L'artista fuggitivo, scappato da Roma ormai 4 anni prima per sfuggire a una condanna per omicidio, giunge nella località toscana già debilitato, vittima di una febbre altissima. Ma di cosa soffriva Caravaggio, al punto di perdere la vita ad appena 39 anni? Lo svela un recente articolo pubblicato su The Lancet, frutto di un'accurata indagine scientifica.
Un nuovo studio, pubblicato da un team di ricercatori delle Università di Bologna, Verona e Aix-Marseille sulla rivista The Lancet, ritiene di aver individuato senza ombra di dubbio le cause della morte di Caravaggio. Al secolo Michelangelo Merisi, il celebre e tormentato pittore barocco scomparve il 18 luglio 1610, ad appena 39 anni, nel sanatorio Santa Maria Ausiliatrice della Confraternita di Santa Croce a Porto Ercole, nell’attuale Toscana.
Nel corso dei secoli – complice una vita rocambolesca in particolare nell’ultimo periodo, dovuto alla fuga da Roma per evitare una condanna a morte a causa dell’omicidio durante un alterco, nel 1606, di Ranuccio Tommasoni – la tragica morte di Caravaggio è stata giustificata secondo le più svariate teorie.
Stando però agli studiosi dell’ultimo intervento, il Merisi aveva riportato – probabilmente nella precedente tappa a Napoli, in cui si era ferito durante una rissa – una lesione che si era poi infettata, portandolo ad accusare sintomi quali la febbre alta e poi condurlo alla morte. Nello specifico, Caravaggio sarebbe morto quindi per setticemia provocata da Staphylococcus aureus.
Per giungere a questa conclusione, però, gli scienziati hanno dovuto affrontare a monte un problema di natura “investigativa”: individuare, tra le persone sepolte nel locale cimitero, la salma di Caravaggio.
Il team ha innanzitutto ristretto i potenziali riscontri positivi ai soli corpi che corrispondevano alla statura (circa 1 metro e 65 centimetri) e all’età di Caravaggio al momento della morte. Dei nove cadaveri “candidati”, soltanto uno risaliva al Seicento stando all’analisi con il carbonio-14. La conferma dell’individuazione della salma è arrivata dall’analisi del DNA, confrontato con il profilo genetico di altre persone il cui cognome era Merisi o Merisio e, pertanto, si ritiene discendessero dalla stessa famiglia di Caravaggio.
Una volta “riconosciuto” il corpo dell’artista tra quelli sepolti, l’analisi si è concentrata sui denti in cerca di eventuali infezioni e agenti batterici. Sperando così che un altro mistero dell’arte sia stato risolto in via definitiva.