Caravaggio morì per un’infezione: lo rivela un nuovo studio scientifico

23 Settembre 2018


Un nuovo studio, pubblicato da un team di ricercatori delle Università di Bologna, Verona e Aix-Marseille sulla rivista The Lancet, ritiene di aver individuato senza ombra di dubbio le cause della morte di Caravaggio. Al secolo Michelangelo Merisi, il celebre e tormentato pittore barocco scomparve il 18 luglio 1610, ad appena 39 anni, nel sanatorio Santa Maria Ausiliatrice della Confraternita di Santa Croce a Porto Ercole, nell’attuale Toscana.

Nel corso dei secoli – complice una vita rocambolesca in particolare nell’ultimo periodo, dovuto alla fuga da Roma per evitare una condanna a morte a causa dell’omicidio durante un alterco, nel 1606, di Ranuccio Tommasoni – la tragica morte di Caravaggio è stata giustificata secondo le più svariate teorie.
Stando però agli studiosi dell’ultimo intervento, il Merisi aveva riportato – probabilmente nella precedente tappa a Napoli, in cui si era ferito durante una rissa – una lesione che si era poi infettata, portandolo ad accusare sintomi quali la febbre alta e poi condurlo alla morte. Nello specifico, Caravaggio sarebbe morto quindi per setticemia provocata da Staphylococcus aureus.

Per giungere a questa conclusione, però, gli scienziati hanno dovuto affrontare a monte un problema di natura “investigativa”: individuare, tra le persone sepolte nel locale cimitero, la salma di Caravaggio.
Il team ha innanzitutto ristretto i potenziali riscontri positivi ai soli corpi che corrispondevano alla statura (circa 1 metro e 65 centimetri) e all’età di Caravaggio al momento della morte. Dei nove cadaveri “candidati”, soltanto uno risaliva al Seicento stando all’analisi con il carbonio-14. La conferma dell’individuazione della salma è arrivata dall’analisi del DNA, confrontato con il profilo genetico di altre persone il cui cognome era Merisi o Merisio e, pertanto, si ritiene discendessero dalla stessa famiglia di Caravaggio.
Una volta “riconosciuto” il corpo dell’artista tra quelli sepolti, l’analisi si è concentrata sui denti in cerca di eventuali infezioni e agenti batterici. Sperando così che un altro mistero dell’arte sia stato risolto in via definitiva.