La città polacca è affollata di murales e interventi urbani all’insegna di parole e colori. A riprova del potere che detiene il gesto creativo nel veicolare messaggi che spaziano dalla storia all’attualità.
Per gli appassionati di street art, Cracovia è una delle mete da aggiungere all’itinerario di viaggio. Le strade della città polacca sono infatti ricche di murales realizzati da alcuni degli street artist più famosi, capaci di rileggere la storia della città in chiave contemporanea e di rivitalizzare, grazie alla creatività, aree urbane poco frequentate.
Ne è un esempio la serie di interventi ispirati alla tradizione ebraica, che animano alcune delle aree storicamente più emblematiche di Cracovia. Basti pensare all’opera realizzata durante il 24esimo Jewish Culture Festival, nel 2014, in omaggio alla famiglia Bosak, vissuta in quello stesso palazzo, che oggi fa da sfondo al murale, per 400 anni prima del regime nazista. Il gruppo artistico Broken Fingerz ha riportato all’attenzione le vicende di una stirpe familiare antica, allontanatasi per sempre dalla città dopo l’occupazione nazista, ma il cu ricordo è destinato a rimanere vivo nella memoria collettiva.
Se il murale Judah, creato dall’artista israeliano Pil Peled, evoca la forza del popolo ebraico e ha dato nuova linfa a uno scorcio urbano pressoché abbandonato, l’opera realizzata da Piotr Janowczyk in Józefa Street nel 2015 tratteggia i quattro volti di altrettante personalità legate alla storia di Cracovia ‒ Helena Rubinstein, Karol Knaus, il re Casimiro il Grande e la sua amata Esterka.
Non manca l’intervento di uno street artist italiano. È stato infatti Blu a disegnare, in Piwna Street, la controversa campana-megafono incombente su una moltitudine di persone, chiara allusione all’influenza della chiesa cattolica su cittadini e governo.
[Immagine in apertura: Blu, Ding Dong Dumb, murale in Józefińska Street, Cracovia. Photo by Luxetowiec, fonte Wikipedia]