C'è spazio anche per un'approfondita presentazione della formidabile produzione grafica di Lichtenstein, nella mostra in apertura in provincia di Parma dedicata al grande artista statunitense, per l'occasione posto a dialogo con i suoi "compagni di viaggio" negli anni della Pop Art.
Resteranno esposte per tre mesi, le oltre 80 opere selezionate in occasione della mostra Lichtenstein e la Pop Art americana, in apertura sabato 8 settembre negli spazi della Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo (Parma).
A uno dei più influenti autori del Novecento, scomparso a New York nel 1997, è infatti dedicato il nuovo appuntamento espositivo promosso dall’istituzione culturale parmense, che ha affidato la curatela della rassegna a Walter Guadagnini, già autore di storiche ricognizioni sulla Pop Art, e a Stefano Roffi, direttore scientifico della stessa Fondazione.
Doppio il registro scelto per l’appuntamento: oltre a fornire una lettura storico/iconografica, più strettamente legata agli aspetti del linguaggio e dello stile di Lichtenstein, la mostra impiega anche una chiave interpretativa di tipo disciplinare, alla scopo di evidenziare sia le complessità, sia l’unità della pratica artistica di Lichtenstein.
Al uso approccio moderno alla pittura – noto è il suo ricorso ai principi della riproduzione dell’immagine – si affianca la volontà di conferire a ogni disciplina “una sua specifica importanza e un suo specifico ruolo“.
Importanti musei internazionali, gallerie e collezioni private hanno reso possibile l’esposizione, nella quale vengono presentate anche opere iconiche di Andy Warhol, Mel Ramos, Allan D’Arcangelo, Tom Wesselmann, James Rosenquist e Robert Indiana. Proprio al confronto tra questi autori e Lichtenstein è dedicata la prima parte della mostra, con un focus sulla fase iniziale della Pop Art: tra il 1960 e il 1965, attingendo dal mondo dei fumetti e della pubblicità nascono le icone del Maestro statunitense.
A quel periodo risalgono dipinti come Little Aloha (1962) e Ball of Twine (1963), nonché alcune opere grafiche, tra le quali spiccano Crying Girl (1963) e Sweet Dreams, Baby! (1965), frutto di rielaborazioni delle tavole dei comics. Il tema dell’astrazione pittorica unifica un’altra importante sezione espositiva, anch’essa presentata nel percorso di visita, nella forma di un dialogo tra Lichtenstein e i suoi coetanei; tra loro, ci sono Robert Indiana, autore di astrazioni numeriche e letterarie come FOUR, degli anni Sessanta, e la celeberrima scultura LOVE, e Andy Warhol, con il ciclo Flowers.
Da segnalare, solo per introdurre un altro degli altri aspetti salienti della mostra, l’esposizione di serie fotografiche che mostrano Lichtenstein all’opera nel suo studio. Si tratta di scatti realizzati da due grandi nomi della fotografia d’arte italiana, Ugo Mulas e Aurelio Amendola.
La presenza di queste immagini rafforza il proposito dell’evento di delineare il profilo dell’autore nella sua interezza, affrontando tutte le stagioni e tutti i temi della sua arte.
[Immagine in apertura: Roy Lichtenstein, Crying Girl, 1963 © Estate of Roy Lichtenstein – SIAE 2018]