Fino al 24 febbraio 2019, il Victoria & Albert Museum di Londra analizza il successo globale dei videogame con una mostra che presenta tutti gli aspetti chiave di un fenomeno che non conosce frontiere. Svelando anche incredibili "dietro le quinte".
Non chiamateli semplicemente “giochi”. Stiamo parlando dei videogiochi, che quest’autunno si apprestano a ottenere un’autentica “consacrazione” grazie a Videogames: Design/ Play/ Disrupt , la mostra con cui il prestigioso V&A di Londra analizzerà il ruolo nel panorama contemporaneo di sviluppatori, giocatori e critici, dimostrando le profonde connessioni tra questo settore, il design e la cultura contemporanea.
Come anticipato dal direttore dell’istituzione inglese, Tristram Hunt, “c’è una ricchezza di creatività da esplorare” e la rassegna in apertura il prossimo 8 settembre “fornirà una visione avvincente di una delle discipline più importanti del nostro tempo“.
L’arco temporale scelto prende avvio dalla metà degli anni 2000, quando importanti progressi tecnologici – come un maggiore accesso alla banda larga, la diffusione dei social media e nuovi strumenti disponibili – hanno trasformato le modalità di progettazione di questi “giochi”. Il fenomeno ha così progressivamente assunto dimensioni eccezionali, con almeno 2,2 miliardi di giocatori che, in tutto il mondo, formano una comunità desiderosa di continuare a sperimentare, apprendere e divertirsi.
Aprire al pubblico il “dietro le quinte” dei videogiochi consentirà agli appassionati – e, probabilmente, anche a quanti fin qui hanno resistito “all’attrazione” di questo universo – di cogliere il livello di complessità che si nasconde dietro la realizzazione di ciascun progetto. A condurre i visitatori alla scoperta delle ispirazioni e dei riferimenti che contraddistinguono – e differenziano – ogni videogame è la prima sezione della mostra, nella quale vengono esposti bozzetti relativi al design dei personaggi, una tuta per motion capture e materiali di lavoro del direttore creativo del gioco blockbuster post-apocalittico The Last of Us di Naughty Dog.
L’attenzione si sposta quindi sulla capacità dei giochi di affrontare temi complessi come la questione di genere, la razza, la sessualità e la geo-politica: attraverso una selezione di lavori saranno illustrate le modalità con cui i game designer hanno iniziato a far sentire la loro “voce” nei dibattiti sociali.
Ad essere quindi presa in esame è la nascita di comunità – reali e virtuali – di giocatori, fino a un’analisi dell’evoluzione del player fino allo status di co-creatore del gioco stesso. Un’installazione immersiva contraddistinguerà questa terza sezione, nella quale saranno evocate le atmosfere e le spazialità di opere amatissime, tra cui Minecraft.
E, come prevedibile, ci sarà modo di mettersi alla prova anche con il gioco “vero e proprio”. La conclusione del percorso di visita, infatti, aprirà un varco sul successo delle sale giochi fai-da-te e sul fenomeno delle installazioni interattive, concedendo un’occasione di visibilità anche a esperienze come Bush Bash di SK Games, nella quale i giocatori sono chiamati a misurarsi con corse automobilistiche e sparatorie stando all’interno di una insolita macchina.
[Immagine in apertura: No Man’s Sky ™ © 2016 Hello Games Ltd. Developed by Hello Games Ltd. All rights reserved]