È l’Adorazione dei Magi di Paolo Veronese l'opera pittorica scelta per l'undicesima edizione del progetto culturale "Capolavoro per Milano", curato da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano. Eseguito fra il 1573 e il 1575 e proveniente dalla chiesa di Santa Corona a Vicenza, il dipinto sarà esposto nel capoluogo lombardo fino al prossimo 20 gennaio.
Si rinnova dal 30 ottobre al 2o gennaio l’ormai tradizionale appuntamento del Capolavoro per Milano, l’iniziativa che conduce nel Museo Diocesano di Milano ‘Carlo Maria Martini’ un capolavoro dell’arte antica, nel quale il merito artistico si combina con la rilevanza religiosa.
Il progetto, nelle precedenti dieci edizioni, ha condotto nel capoluogo lombardo opere straordinarie tra cui la Deposizione di Caravaggio, concessa dai Musei Vaticani, l’Ecce Homo di Antonello da Messina, proveniente dal Collegio Alberoni di Piacenza, La Giuditta di Sandro Botticelli, custodita alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, La Natività di Filippo Lippi dal Museo Civico di Prato e l’Adorazione dei Magi di Albrecht Durer, anche in questo caso dagli Uffizi.
L’opera scelta quest’anno è l’Adorazione dei Magi di Paolo Veronese, un dipinto di grandi dimensioni – oltre tre metri di lunghezza per più di due di altezza – conservato nella chiesa di Santa Corona, a Vicenza. Eseguito fra il 1573 e il 1575, è stato concepito dal pittore veneto per la cappella Sacra Spina, situata proprio all’interno della chiesa domenicana vicentina che, ancora oggi, lo ospita.
Si tratta di uno dei capolavori relativi alla piena maturità di Paolo Caliari detto il Veronese, tra gli indiscussi protagonisti del secondo Rinascimento veneziano. In quello stesso periodo l’artista era dedito alla realizzazione di pale d’altare per Venezia ed altre altre città del Veneto: a unificarle il grande formato, i colori festosi, i sorprendenti effetti di luce e le impostazioni scenografiche.
Tutte peculiarità rintracciabili anche nell’Adorazione dei Magi, nella quale la nota scena è calata all’interno di un’architettura di matrice palladiana. La capanna lignea dove la Sacra Famiglia accoglie i tre Magi dalla vesti riccamente decorate – un riferimento esplicito all’attività del committente dell’opera, il mercante di tessuti vicentino Marcantonio Cogollo – poggia su un tempio in rovina, allusione al declino del mondo pagano. Nel dipinto si possono riconoscere anche le fattezze dello stesso Cogollo, ritratto nel personaggio barbuto alle spalle del re moro.
L’intera scena, inoltre, è caratterizzata da un’atmosfera che sembra in grado di trasformare “l’evento sacro quasi in una festa cinquecentesca“. Il restauro condotto sull’opera, nel 2014, ha permesso di ripristinare l’eccezionale qualità cromatica del dipinto e la brillantezza originale, così rappresentativa dello stile di Paolo Veronese.
Nella basilica di Sant’Eustorgio, attigua al Museo, l’esposizione può proseguire: è in questo luogo sacro che sono custodite le reliquie dei re Magi. Secondo la tradizione furono donate nel IV secolo dall’imperatore di Costantinopoli allo stesso Eustorgio, vescovo di Milano; vennero riportate in città dopo essere state trafugate dagli uomini di Federico Barbarossa nel XII secolo e una temporanea esposizione a Colonia.
[Immagine in apertura: Paolo Caliari detto il Veronese, Adorazione dei Magi, particolare, Vicenza, chiesa di Santa Corona @ Centro d’ateneo per le Arti Visive – Università degli Studi di Bergamo, foto G. Poldi, G.C. F Villa]