L'eclettica e multiforme produzione di uno dei Maestri del design italiano viene esaminata dalla grande monografica appena inaugurata a Milano. Il percorso di visita propone una mappa di macro e micro-concetti ricorrenti nei progetti di Achille Castiglioni, preferendo una rappresentazione "rizomatica" a una presentazione di tipo cronologico.
“Quando Achille Castiglioni, insieme al fratello Pier Giacomo, “trova” e assembla in modo assolutamente imprevedibile un pezzo di marmo, un tubo di acciaio e un piccolo lampione, ciò che ottiene non è la semplice somma di tre elementi, ma una moltiplicazione dei loro effetti: sorprendente, rivoluzionaria, quasi magica.”
Sono parole cariche di ammirazione quelle con cui Stefano Boeri, Presidente de La Triennale di Milano, tratteggia il ritratto di uno dei più importanti Maestri del design italiano.
Nel centenario della nascita, l’istituzione milanese accoglie A Castiglioni, la monografica curata da Patricia Urquiola – in collaborazione con Federica Sala – che fino al 20 gennaio ricostruirà l’opera del celebre progettista prendendo in esame tutti i suoi campi d’intervento: dal design all’architettura, dagli allestimenti alle mostre.
La mostra, che si avvale del progetto espositivo della stessa Urquiola, impiega un criterio tematico anziché cronologico: i progetti selezionati per l’appuntamento sono stati raggruppati in venti cluster – tra questi, L’è un Gran Milan; Se telefonando; Playfulness; Forse non tutti sanno che; Costruzioni – allo scopo di favorire l’attivazione di connessioni tra argomenti e di focalizzare l’attenzione soprattutto sul metodo di lavoro. “Achille Castiglioni non è soltanto un grande progettista. Il suo pensiero guarda più lontano, i suoi progetti superano il tempo, le sue parole sono tracce da seguire. Oggi. Sempre. All’infinito“, ha affermato Urquiola, che nel 1989 si laureò proprio con Castiglioni al Politecnico di Milano. “Come un rizoma, per me, il “pensiero-Castiglioni” non comincia e non finisce, rimane nel mezzo, tra-le-cose, perennemente connesso. Così ho immaginato il racconto espositivo eliminando un procedere soltanto lineare. O temporale. Quello che non sembra un percorso è il percorso“, ha aggiunto ancora la progettista-curatrice, indicando che la mostra “inizialmente pensata nel suo scorrere orizzontale si espande come un moto circolare nato dal dialogo di ambienti espositivi sovrapposti collegati tra loro da una scala, una sorta di pausa mentale che definisce un vuoto ascendente. Il percorso riprende poi con occhi curiosi, già arricchiti dai cluster incontrati. È una geografia molto libera, dove muoversi tra diversi linguaggi, incontrando le identità uniche dei cluster ogni volta motivo di sorpresa e incantamento.” Incluse nel percorso di visita anche due installazioni site-specific e inedite: (traparentesi), a cura di Studio Patricia Urquiola e FLOS, e Ready making, di Sony Design in collaborazione con Studio Patricia Urquiola.
Accompagnata da un catalogo curato da Electa, la mostra consente di visitare – a un costo ridotto – la Fondazione Achille Castiglioni, l’istituzione milanese dedita alla conservazione, archiviazione e digitalizzazione di sei decenni di attività del progettista: dai primi lavori realizzati con i fratelli Livio e Pier Giacomo, fino all’avvio dell’attività in formazione individuale, avvenuto nel 1968. Oltre al fondamentale contributo di questa realtà, la monografica è stata resa possibile anche grazie alle collaborazioni attivate con archivi, università e con alcuni importanti aziende, che hanno concesso prodotti e documenti capaci di documentare il linguaggio e lo stile del grande designer. Nel corso della sua carriera, infatti, Castiglioni ha progettato oltre 400 allestimenti – per mostre e fiere – e operato per brand come Alessi, Brionvega, B&B Italia, BBB Bonacina, Cimbali, Danese, Driade, De Padova, Flos, Cassina, Moroso, Knoll International, Kartell, Zanotta.
[Immagine in apertura: Achille Castiglioni sulla seduta Imperiale, 1983]