"Ma è proprio vero che Vasari non amava gli artisti bolognesi o, quanto meno, gli artisti che ai suoi tempi erano attivi a Bologna?" È da questo interrogativo, ribadito anche dal Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, che prende avvio una mostra inedita, finalizzata a ricostruire relazioni, rapporti, legami tra autori coevi; associando i commenti dei testi vasariani a fonti storiche e documenti artistici.
Quali sono stati i rapporti tra Giorgio Vasari, artista ma anche storiografo nonché autore della serie di biografie Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, e gli autori coevi? In particolare, quale era l’opinione dell’autore aretino nei confronti degli artisti attivi al di là degli Appennini?
Sono le stesse pagine scritte dal Vasari a trasferire la sensazione di relazioni non propriamente idilliache, confermate da caustici giudizi indirizzati ai pittori bolognesi, uomini con “il capo pieno di superbia e di fumo”, attivi in un territorio nel si “perdeva tempo”. Ad analizzare in profondità questi aspetti è una mostra appena inaugurata alla Sala Edoardo Detti del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, a Firenze.
Visitabile fino al 2 dicembre prossimo, D’odio e d’amore. Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna “affronta con coraggio un tema sofisticato e raro, guidando lo sguardo del visitatore attraverso dipinti e disegni, in un gioco di rimandi tra testo e immagine. È il frutto di anni di studi da parte dei curatori sugli scritti di Vasari e sulle opere, con risultati inediti e scoperte che rivelano la profonda vocazione alla ricerca delle Gallerie degli Uffizi e la loro missione educativa, ai più alti livelli”, ha dichiarato il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt.
Ricorrendo a un’accurata selezione di disegni e dipinti – in larga parte provenienti dalle collezioni delle Gallerie degli Uffizi – la mostra ricostruisce infatti questa complessa vicenda, lasciando emergere anche l’evoluzione del rapporto.
Infatti, nonostante le premesse iniziali, legate alla convinzione vasariana che il mancato contatto diretto con opere e materiali dell’arte classica costituisse un fattore negativo per gli artisti d’oltre Appenino, la posizione si sposta progressivamente verso una maggiore apertura, con il passare del tempo.
Lo testimonia, ad esempio, l’opinione espressa da Vasari verso Correggio o le commesse che lo stesso Vasari ricevette dalla città di Bologna.
A sottolineare il rilievo della mostra, associata a un ampio catalogo, è stato ancora una volta il Direttore Schmidt, che ha posto in particolare l’accento sui “nuovi risultati critici, tra i quali il confronto tra il ritratto disegnato di Giovanni Achillini detto il Filotèo, che qui si ascrive a Francesco Francia, e il ritratto dipinto del fratello di lui, Alessandro Achillini, dovuto ad Aspertini e nel 2009 acquistato dagli Amici degli Uffizi per le Gallerie. Si evidenziano così le ragioni dell’originaria ammirazione nutrita da Vasari nei confronti del Francia, vecchio caposcuola bolognese, prima che a suo avviso venisse sconfitto dall’evidente superiorità di Raffaello, e si spiega la sua insofferenza verso la sprezzatura espressionista di Amico, di cui peraltro si espone un disegno inedito che, viceversa, potrebbe anche essere interpretato come un omaggio dell’irregolare pittore bolognese al colto collega aretino“.