Trenta dipinti, quindici acquarelli, ottanta grafiche e tre sculture compongono il percorso espositivo della grande antologica che il Museo d’arte di Mendrisio dedica a un artista che ha conosciuto l'esilio e l'ostracismo ben prima della fama che gli spettava.
C’è tempo fino al 27 gennaio per visitare l’antologica che il Museo d’arte di Mendrisio dedica a uno dei Maestri dell’arte moderna. Con Max Beckmann. Dipinti, sculture, acquerelli, disegni e grafiche, infatti, l’istituzione con sede nel Canton Ticino apre un varco nella produzione dell’artista originario di Lipsia, costretto a percorrere la strada dell’esilio a partire dal 1937, quando i suoi lavori furono marchiati come “arte degenerata”.
Complessivamente intesi, i 30 dipinti, i 15 acquarelli, le 80 grafiche e le 3 sculture di questo progetto espositivo permetteranno di riscoprirne il linguaggio e lo stile a più di 20 anni di distanza dall’importante dedicata alla sua figura promossa dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Resa possibile grazie al sostegno della famiglia e al contributo di Siegfried Gohr – tra i massimi studiosi di Max Beckmann – l’antologica costituisce un’occasione privilegiata – quanto rara – per cogliere le peculiarità della sua produzione grafica; si tratta di lavori concepiti in special modo tra il 1917 e il 1925 e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
A testimonianza della ricchezza e complessità della sua opera, il volume pubblicato parallelamente alla rassegna e curato dallo stesso Gohr delinea una proposta di lettura fin qui inedita. L’autore, infatti, prende in esame presenze ricorrenti nei suoi quadri – gli specchi, gli strumenti musicali, i libri, i fiori e le piante – individuando in questi elementi un valore centrale per comprendere il pensiero dell’artista: ciascuno di essi è infatti inteso come “parte di un complesso di simboli“.
[Immagine in apertura: Max Beckmann, Siesta, 1924-1934. Collezione privata © 2018, ProLitteris, Zurich]