Rileggendo alcuni elementi simbolici tipici delle nature morte di seicentesca memoria, il fotografo porta in mostra a Milano una serie di immagini a cui lo spettatore è libero di associare valori e significati profondi.
È un universo visivo composto da una gamma ristretta e selezionata di elementi, quello che si rintraccia nelle nature morte del fotografo Carlo Ottaviano Casana.
Osservando l’opera di questo autore, si possono cogliere riferimenti storico-artistici associati alle atmosfere dei dipinti di matrice nordica del Seicento, “mitigati” nei loro aspetto cromatici e luminosi: è il caso dell’algido sole fiammingo, che nelle sue fotografie cede il passo a fasci di luce più generosa e avvolgente, propri dell’estate italiana.
Una pluralità di suggestioni, affiancata ad oggetti e presenze dall’alto valore simbolico che, fino al 16 novembre, sarà possibile cogliere negli spazi della Galleria SPAZIOFARINI6, a Milano, sede della personale dal titolo Vanitas.
Si tratta di lavori che ricorrono sì a soggetti come il teschio, le rose appassite, le fragili conchiglie, la clessidra, evocativi del comune ineludibile destino dell’uomo, posizionati dall’artista in modo tale da lasciare aperta per il visitatore la possibilità di individuare valori e significati. In particolare, nelle opere in mostra a Milano, si può percepire una sorta di progressivo “rasserenamento”, con questi elementi che si annullano e cedono il passo a “un lucido edonismo, indispensabile, pensa Casana, per compensare la coscienza che ‘tutto è un infinito vuoto, tutto è un infinito niente‘.”