10 Novembre 2018
La spiritualità medievale e l'epica rinascimentale incentrata sull'eroismo "pagano": nell'arco dei secoli, soggetti e stili dell'arte sono cambiati per riflettere pensieri e visioni di intere epoche. Tra sacro e profano, tra l'aspirazione al divino e l'ammirazione per l'uomo in tutta la sua compiutezza, cosa smuoverà gli animi dello spettatore dei nostri giorni? Una mostra appena inaugurata a Bologna offre l'occasione per "mettersi alla prova", confrontandosi con due aspetti della natura umana perfettamente antitetici.
Mentre proseguono i lavori alla copertura di Palazzo d’Accursio, che si prevede termineranno nella primavera del prossimo anno, i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna colgono l’occasione per valorizzare le collezioni comunali rivisitando il patrimonio secondo criteri tematici inediti.
Dopo aver allestito un percorso incentrato sulla nascita del gusto moderno, a cavallo tra Settecento e Ottocento, inaugura oggi – e resta visitabile fino al 24 febbraio – un’esposizione che intreccia due diverse dimensioni della vita umana: l’aspirazione al divino e la quotidianeità, in tutto il suo dato materiale se non “carnale”.
Curata da Silvia Battistini e Massimo Medica, la mostra L’anima e il corpo. Immagini del sacro e del profano tra Medioevo ed Età Moderna si fa forte di alcune delle più preziose opere presenti a Bologna – dai dipinti e dalle sculture dei Primitivi medievali alle tavole di Amico Aspertini e Luca Signorelli, fino alle tele di Ludovico Carracci – per illustrare chiaramente l’evoluzione che alcuni soggetti hanno vissuto nel corso dei secoli, siano essi religiosi o profani.
Se nel Medioevo la rappresentazione del corpo non era infatti che un mezzo per concretizzare le manifestazioni divine – Dio, Cristo, la Vergine Maria – al contrario nel Rinascimento è la natura umana a farla da protagonista, tanto che anche la santità è raffigurata in modo realistico.
I visitatori hanno così modo di comprendere come anche le più note raffigurazioni religiose e profane non siano rimaste uguali a se stesse nel corso dei secoli, ma abbiano accompagnato il rinnovamento del linguaggio artistico, riverberando il dibattito sulla raffigurazione del corpo umano nel mutare del clima sociale e religioso europeo. Se il Medioevo ricorre alla rappresentazione del corpo per dare un’identità alla dimensione religiosa nelle sue differenti manifestazioni (Padre Eterno, Cristo, la Vergine, i santi), nel Rinascimento il corpo rappresentato in modo naturalistico diviene fondamentale per dare un volto alla santità e facilitare la divulgazione della dottrina cattolica.
Persino gli stessi Santi rappresentati cambiano, venendo venerati prima i martiri alle origini del Cristianesimo mentre, nelle età successive, si preferiscono patroni delle città e delle sue corporazioni, come pure i Padri della Chiesa. Parallelamente, l’afflato umanistico toccava anche le arti visive portando gli artisti a dipingere e scolpire gesta eroiche e leggende classiche, di cui nel Medioevo si era persa memoria.
Il sacro e il profano si incontrano al termine del percorso espositivo, nella Sala Urbana, tra straordinari Crocifissi e divinità dalle forme perfette e seducenti.
A quale lato dell’essere umano il visitatore mostrerà la propria predilezione?
[Immagine in apertura: Luca Signorelli, Santa Maria Maddalena piangente, 1504-1505. Frammento della pala realizzata per Matelica. Dall’eredità di Pelagio Palagi, 1860. Bologna, Collezioni Comunali d’Arte. Courtesy Istituzione Bologna Musei]