Fotografo pressoché autodidatta, ha iniziato la sua carriera negli anni Sessanta viaggiando per l'Europa con l'autostop. Durante l'occupazione dell'Università di Amsterdam, nel 1969, pur di superare il blocco della polizia e portare i suoi rullini a sviluppare costruì un ponte, letteralmente, tra l'edificio "assediato" e quello più vicino. Immagini e racconti da leggenda aspettano gli appassionati di fotografia a Tours, con la grande retrospettiva dedicata a Koen Wessing. Fino al 5 dicembre.
Inaugurata questo sabato, 17 novembre, la mostra Koen Wessing, The indelible image nella affascinante “succursale” del parigino Jeu de Paume – presso il Castello di Tours, risalente all’XI secolo – presenta una selezione nutrita di fotografie spesso “approvate” dallo stesso autore.
Nato ad Amsterdam nel 1942, ovvero durante l’occupazione da parte dei nazisti, Wessing è stato di fatto uno dei maggiori testimoni – e cronisti – del secondo dopoguerra. Difficile elencare tutti i grandi eventi e fenomeni epocali a cui ha presenziato: dall’Apartheid in Sud Africa al Maggio francese nel 1968, dal colpo di stato del 1973 in Cile che depose il governo di Salvador Allende al collasso dell’Unione Sovietica, Koen Wessing è stato un “esploratore” della storia contemporanea.
Eppure, le sue fotografie sembrano sempre riferirsi a valori universali, che superano il singolo avvenimento. Koen Wessing ha scelto sì di raccontare i “dimenticati” dalla Storia, ma senza insistere sulle contingenze che li hanno resi vittime: si concentra su di loro più che sulla cronaca dei fatti accaduti loro, così che possa restare intatta la loro umanità e vicinanza allo spettatore.
[Immagine in apertura: Koen Wessing, Amsterdam, 1966 © Koen Wessing / Nederlands Fotomuseum, Rotterdam, Pays-Bas]