La mostra da poco inaugurata nella Grande Mela getta nuova luce sulla sconfinata produzione fotografica di Vivian Meier, in concomitanza con la pubblicazione del volume dedicato ai suoi scatti a colori.
Fino al 5 gennaio, la Howard Greenberg Gallery di New York ospita la mostra Vivian Maier: The Color Work, un focus sugli scatti a colori della street photographer autodidatta americana, il cui lavoro è stato riscoperto solo in tempi recenti da John Maloof, che ha acquistato all’asta centinaia di negativi e rullini appartenuti alla Maier.
La mostra newyorkese riunisce una serie di scatti, molti dei quali mai esposti in precedenza, che testimoniano il talento della fotografa nel restituire la realtà urbana del proprio tempo. Datate fra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, le immagini hanno come protagoniste le vie di Chicago e New York, ma anche la stessa Maier, cuore pulsante dei suoi enigmatici autoritratti.
La rassegna coincide con l’omonima pubblicazione edita da HarperCollins, il primo volume intitolato agli scatti a colori della Maier e realizzato in collaborazione con la Howard Greenberg Gallery. Introdotto dal celebre fotografo Joel Meyerowitz, il libro raccoglie oltre 150 immagini mai pubblicate prima in un libro e le inserisce in una riflessione più ampia sulla poetica di Maier e sui suoi punti di riferimento visivi, come Eugene Atget e Lee Friedlander.
Nata a New York nel 1926, la Maier trascorse la sua giovinezza in Francia e per 40 anni svolse il lavoro di tata soprattutto a Chicago, senza mai interrompere la sua ricerca fotografica.
Al momento della morte, avvenuta nel 2009, l’autrice lasciò in eredità ai posteri oltre 150mila immagini ‒ tra scatti, negativi e pellicole non ancora sviluppate ‒ a riprova del suo incessante amore per l’obiettivo.
[Immagine in apertura: New York City, 1959 © Estate of Vivian Maier, Courtesy Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, New York]