Il Museum Folkwang accoglie la rassegna dedicata a un importante capitolo della storia pittorica italiana: l’esperienza del Realismo Magico, declinata in oltre ottanta opere.
Si intitola Uncannily Real: Italian Painting of the 1920s la rassegna allestita, fino al 13 gennaio, negli ambienti del Museum Folkwang a Essen, in Germania. Un efficace colpo d’occhio sulle tendenze pittoriche italiane emerse durante la Prima Guerra Mondiale nel solco del Realismo Magico e di un ritorno ai dettami classici, mescolati ad atmosfere cariche di sospensione.
Ne sono una prova le oltre ottanta opere in mostra nel museo tedesco, firmate da artisti del calibro di Felice Casorati, Antonio Donghi, Ubaldo Oppi, ma anche di Giorgio de Chirico e Carlo Carrà, la maggior parte delle quali provenienti da collezioni private ed esposte in Germania per la prima volta in assoluto.
Il concetto di Realismo Magico, formalizzato dallo storico dell’arte Franz Roh nel 1925, si inscrive in un generale allontanamento dal linguaggio espressionista e da un ritorno alla realtà che affonda le radici nella pittura metafisica di de Chirico e nel rappel à l’ordre di matrice francese. Anche in Italia il Realismo Magico si traduce in atmosfere percorse da un forte senso di sospensione, controbilanciate da colori vividi, linee nette e da un evidente richiamo al classicismo quattrocentesco.
I ritratti, gli interni domestici, gli scorci architettonici, i nudi e le nature morte ‒ tra i soggetti più rappresentati dagli artisti del Realismo Magico ‒ pur attestandosi sul concreto piano della realtà, lasciano filtrare una serie di elementi “imprevisti”: piccoli dettagli disturbanti, al confine con l’onirico, riempiono di significato la “magia” cui allude la definizione stessa di un movimento creativo dai contorni sfumati.
[Immagine in apertura: Cesare Sofianopulo, Maschere, 1930, Museo Revoltella © Nicola Eccher]