Reso possibile grazie al progetto di fundraising "In the Name of Michelangelo", il restauro della pala di Giorgio Vasari per l’altare Buonarroti ha permesso di riportare alla luce particolari inaspettati, come il volto di Michelangelo e di Rosso Fiorentino.
Correva l’anno 1572 quando Giorgio Vasari dipinse l’olio su tavola che raffigura Andata al Calvario e incontro con Veronica, poi collocato accanto al monumento a Michelangelo, come parte dell’opera voluta dal nipote ed erede del grande artista, Lionardo Buonarroti. Per ammirare il capolavoro nel suo “luminoso equilibrio d’insieme” basterà attendere fino a sabato 24 novembre, quando nella navata destra della Basilica di Santa Croce, a Firenze, sarà possibile vedere la pala nel suo antico splendore (nell’immagine in apertura, un particolare, dopo il restauro) al termine dell’importante restauro che l’ha interessata negli ultimi mesi.
Condotto dalla restauratrice Maria Teresa Castellano, formatasi all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma, nella forma aperta al pubblico che spesso viene perseguita, l’intervento era stato reso necessario dai danni provocati, nella parte inferiore dell’opera, dall’alluvione del 1966. I risultati, tuttavia, sono andati oltre le legittime aspettative e hanno permesso di riportare alla luce particolari dell’opera che erano divenuti quasi illeggibili. Secondo Sally J. Cornelison, docente alla Syracuse University, sarebbe anche riaffiorato un ritratto di Michelangelo, “celato” dal Vasari tra gli astanti sotto le sembianze di Nicodemo. Come noto, forti erano le relazioni tra i due pittori, con l’artefice della Cappella Sistina definito dall’autore delle Vite come “l’amico caro, il divino e meraviglioso artista”.
A rendere riconoscibile Michelangelo sarebbero, in particolare, “la capigliatura ricciuta e il caratteristico profilo del naso“. Sulla pala, inoltre, sarebbe identificabile anche Rosso Fiorentino. Nel suo caso, Vasari avrebbe proceduto analogamente: secondo la versione di Sally J. Cornelison, anche questo pittore sarebbe stato ritratto nelle sembianze di un altro soggetto, ovvero Giuseppe D’Arimate. Vasari, che ne aveva frequentato la bottega e lo considerava tra gli artisti a lui più vicini, lo ritrae mentre indossa un copricapo vermiglio.
Finanziato dalla raccolta fondi “In the Name of Michelangelo”, il restauro è iniziato nel dicembre 2017. Al trattamento di partenza in anossia, per eliminare gli insetti xilofagi, hanno fatto seguito operazioni successive, tra cui le opportune indagini e la pulitura. La tavola presentava una scarsa leggibilità a causa dell’ingiallimento della vernice protettiva, che risaliva al restauro degli anni Settanta. Al di sotto di questa, erano presenti numerose ridipinture. Ai vari test di pulitura effettuati ha fatto seguito la pulitura selettiva, eseguita con miscele preparate specificatamente.