Sono cinque le nuove mostre che, da questo fine settimana, saranno visitabili al Museo Novecento di Firenze. Tra queste anche la monografica su Medardo Rosso, che ne analizza la produzione, esaminando le influenze sulle generazioni successive di scultori italiani.
A ridosso delle festività natalizie, al Museo Novecento di Firenze hanno aperto le porte cinque nuovi progetti espositivi. Oltre alla collezione permanente, nel museo situato su piazza Santa Maria Novella è infatti possibile infatti visitatore le mostre Il disegno del disegno; Solo. Medardo Rosso; The Wall. 1968. Deadline; Paradigma. Il Tavolo dell’architetto – Leonardo Ricci; Room. Maria Lai. L’anno zero, che resteranno aperte secondo calendari specifici.
Curata da Marco Fagioli e Sergio Risaliti, che è anche direttore artistico e coordinatore scientifico dell’istituzione, la monografica dedicata a Medardo Rosso riaccende i riflettori sull’opera di uno dei maggiori scultori italiani sanando un’assenza da Firenze durata un secolo. L’artista torinese, poi trapianto a Parigi, è il terzo protagonista del ciclo denominato Solo, nel recente passato focalizzato su Emilio Vedova prima e su Piero Manzoni poi.
L’esposizione, resa possibile grazie ai prestiti concessi anche dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, consente di cogliere alcuni degli aspetti peculiari della produzione dell’artista, “artefice di una ricerca dal respiro europeo, che travalica i confini nazionali per aprirsi ad una riflessione universale e ‘apolide’”, come indicato dallo stesso Risaliti.
Alla “canonica” lettura della sua opera, codificata prima come naturalista e poi come simbolista, la monografica fiorentina antepone una riflessione sull’originalità del percorso di Rosso, anche attivando confronti inediti. È il caso, ad esempio, della relazione evidenziata dall’esposizione congiunta di due diverse varianti dello stesso soggetto – Enfant à la bouchée de pain [Bambino alle cucine economiche] e La Rieuse [Ragazza che ride]: scelta che intende favorire la comprensione della “vocazione” dello scultore verso la sperimentazione di tecniche e linguaggi.
Un’attitudine quest’ultima che ne ha reso l’opera, nel corso del Novecento, un punto di riferimento per le generazioni successive, da Boccioni a Manzù, da Marini a Fontana.
Si concentra invece su una figura femminile di primo piano, la mostra con cui debutta il nuovo format espositivo Room, altra novità del nuovo corso del museo.
Aperta fino al 28 marzo 2019, Maria Lai. L’anno zero intende rendere omaggio alla figura dell’artista sarda della quale, nel 2019, ricorrerà il centenario dalla nascita. Dopo Maria Lai. Il Filo e l’infinito, ospitata la scorsa primavera a Palazzo Pitti, il nuovo progetto si concentra sui presepi in terracotta, pietre, stoffa e legno creati dall’autrice scomparsa nel 2013.
“Amo il presepe come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua, e più rinasco”, aveva affermato Lai, che attraverso queste scenografie in miniatura riuscì a incrociare “antropologia e metafisica, favola e teologia”.
Completa l’offerta espositiva la monografica dedicata all’architetto Leonardo Ricci, a 100 anni dalla nascita (visitabile fino al 28 marzo marzo); Il disegno del disegno, terza tappa del progetto sulla pratica più antica dell’arte, che si avvale della curatela di Saretto Cincinelli (fino al 28 febbraio 2019); il nuovo allestimento di The Wall, la grande “mostra verticale” lunga 12 metri che, in questa nuova declinazione, svela gli esiti del progetto artistico site-specific di Matteo Coluccia, in residenza alla Manifattura Tabacchi di Firenze (fino al 28 febbraio 2019).