A Parigi, gli universi poetici di Joan Miró

26 Dicembre 2018

Joan Miró, Triptyque: Bleu I, II, III e (in primo piano) L'oiseau lunaire, 1966, veduta della mostra al Grand Palais di Parigi, photo by Jean-Pierre Dalbéra, fonte Flickr

È una parabola densa e ricca di genialità quella vissuta da Joan Miró, cui il Grand Palais di Parigi dedica, fino al 4 febbraio 2019, una monografica davvero esaustiva che segue la storica rassegna organizzata da Jean Leymarie nella medesima sede, a 44 anni di distanza. Avvalendosi di importanti prestiti da parte di musei internazionali e collezioni private, la mostra ripercorre la carriera di Joan Miró a partire dagli esordi.

Un allestimento ideato ad hoc riunisce dipinti, disegni, manufatti in ceramica, sculture e libri illustrati, a conferma della multiforme creatività messa in campo dall’artista. Oltre la definizione di astratto e figurativo, lo stile di Miró dà la precedenza al colore e a linee utilizzate per evocare universi poetici, animati da forme innovative e inconsuete.

Ostile a qualsiasi fanatismo, Miró dovette far fronte agli orrori della guerra e all’ascesa del fascismo, cui rispose con la forza dell’immaginazione e con opere passate alla Storia come la serie delle Costellazioni. Nei decenni successivi l’artista rese ancora più serrata la sua indagine sulla bellezza del mondo, consolidando un approccio al confine con il Surrealismo.

Miró trasformò il suo atelier a Maiorca, progettato dall’amico architetto Josep Lluis Sert, nel luogo per antonomasia in cui dare vita a lavori di grandi dimensioni che includevano dipinti ma anche sculture in bronzo, tra realtà e fantasia.

[Immagine in apertura: Joan Miró, Triptyque: Bleu I, II, III e (in primo piano) L’oiseau lunaire, 1966, veduta della mostra al Grand Palais di Parigi, photo by Jean-Pierre Dalbéra, fonte Flickr]