Ogni dicembre, le tribù nomadi dell'Africa settentrionale confluiscono a Douz, in Tunisia. La "Porta del Deserto" si apre così per il Festival Internazionale del Sahara.
È dal 1960 che nella località tunisina di Douz si tiene annualmente il Festival Internazionale del Sahara, kermesse unica nel suo genere che riesce a riunire tribù nomadi anche da altri territori dell’Africa settentrionale.
Una tradizione che si rinnova anche quest’anno: la 51esima edizione è in programma dal 20 al 23 dicembre, con il suo carico di poesia, balli, canti, spettacoli teatrali e cerimonie nell’incanto unico del paesaggio desertico.
“Epicentro” della manifestazione è Douz, nota anche con l’appellativo di Porta del Deserto, ovvero la “patria” del popolo di pastori nomadi noto come Mrazig. Il patrimonio culturale e artistico di questa tribù anima il festival, la cui apertura è normalmente affidata a una grande parata.
I ritmi coinvolgenti della musica tradizionale trasformano la dimensione sospesa e i silenzi del Sahara all’insegna del recupero di un mondo ancestrale e affascinante, estendendosi fino alla cittadina di Douz. Il suo souk vive ore di fermento ed è la tappa da consigliare per l’acquisto di manufatti berberi, tappeti e spezie locali.
Il programma del festival, inoltre, include proiezioni di documentari, film e cortometraggi; previsti anche incontri con esperti del mondo arabo, sia locali che internazionali.
Praticamente in contemporanea – dal 21 al 24 dicembre – a Tozeur, sempre in Tunisia, ha sede un appuntamento dedicato alle oasi che impreziosiscono il paesaggio tunisino. È proprio nel mese di dicembre, infatti, che questi incredibili luoghi nei quali il deserto accoglie palmeti, acqua e spazi ombreggiati si presentano al massimo del loro splendore. Tra le oasi da visitare, nei dintorni di Tozeur, sorge Nefta: disseminata di santuari a cupola e mausolei che dominano il bacino del Corbeille, si può attraversare con passeggiate a piedi, in bicicletta, in carrozza o a bordo di un mulo.