A Milano, una Vergine delle rocce “alternativa”

30 Gennaio 2019

Francesco Melzi, Vergine delle Rocce del Borghetto particolare

Secondo studi condotti da Carlo Pedretti, tra i massimi esperti leonardeschi, e resi noti in occasione della pubblicazione nel catalogo della mostra Leonardo da Vinci – scienziato, inventore, artista, La Vergine delle Rocce del Borghetto del pittore lombardo Francesco Melzi sarebbe stata eseguita all’inizio del Cinquecento.
In concomitanza con le celebrazioni che in tutto il mondo stanno organizzando in omaggio a Leonardo da Vinci, 500 anni dopo la sua morte, l’opera del suo allievo prediletto sarà eccezionalmente visibile per l’intero 2019. Speciali visite guidate, in programma nella Chiesa di San Michele del Dosso in piazza Sant’Ambrogio, a Milano dove è attualmente custodita, consentiranno di coglierne gli aspetti peculiari, ricostruendo anche la storia delle relazioni tra i due artisti.

Melzi, noto come esecutore testamentario di Leonardo e per aver riportato in Lombardia, prima del 1523, tutti i manoscritti e gli “Instrumenti et portracti circa l’arte sua e l’industria de’ pictori”, seguì l’artista e scienziato anche in Francia. Il dipinto in questione, eseguito a tempera e olio su tela, è una copia fedele della Sacra Conversazione di Leonardo, conservata al Louvre.
Per Raffaella Ausenda, curatrice del catalogo edito per l’occasione da Skira, si tratta di un lavoro di particolare rilievo artistico: “Sono rarissimi i dipinti (se ne contano tre) oggi conservati in prestigiose collezioni d’arte, – ha infatti indicato la studiosa – considerati dagli studiosi specialisti copie coeve d’alta qualità formale del capolavoro leonardesco entrato nella collezione dei re di Francia. E, anche confrontandola con queste, La Vergine delle Rocce del Borghetto le supera: è assolutamente straordinaria nella perfetta misura dell’opera, nel materiale pittorico e nella qualità del disegno delle figure. Nella loro posizione, nella cura nel panneggio e, soprattutto, nella fine bellezza dei loro dolcissimi volti, il modello leonardesco resta vivo“.