Alla riscoperta del fotografo André Kertész, il Maestro dei Maestri

16 Gennaio 2019

André Kertész

Definire un fotografo il Maestro dei Maestri può sembrare eccessivo, ma nel caso di André Kertész – cui il Centro Culturale di Milano dedica una retrospettiva, poeticamente intitolata Lo stupore della realtà, in corso fino al 10 marzo – a confermare il suo “status” ci pensò Henri Cartier-Bresson in persona: “Tutto quello che abbiamo fatto, Kertész l’ha fatto prima“, ebbe modo di dichiarare.

Per la fotografia contemporanea, André Kertész rappresenta semplicemente una personalità geniale.
In 90 scatti iconici, i visitatori della mostra – curata da Roberto Mutti e ideata da Camillo Fornasieri, con l’organizzazione del prestigioso Jeu de Paume parigino – possono scoprire come l’autore riuscì a elevare l’immagine fotografica a mezzo capace di reinventare la realtà.
L’appuntamento milanese offre inoltre una vera e propria sorpresa, anche per i conoscitori della materia, presentando una rara serie di fotografie a colori: al rigore compositivo cui Kertész aveva da sempre abituato i suoi estimatori, il fotografo aggiunge nuove possibilità espressive rappresentate dalle cromie, mai troppo squillanti e anzi tutte giocate su sapienti equilibri.

Nato in Ungheria sul finire dell’Ottocento, Kertész attraversa un secolo e più di un continente. Tra gli anni Venti e gli Ottanta, il fotografo passerà attraverso la vita di grandi capitali culturali, da Budapest a Parigi fino a New York.
Senza mai “cedere” al reportage in senso stretto, anzi concedendosi una visione a tratti ironica del mondo, Kertész ha saputo ritrarre un’umanità singolare, intensa, di cui il fotografo non è semplice spettatore ma partecipe comprimario.