Anticipata dalla partecipazione di Steve McCurry alla kermesse Art festival Poietika, lo scorso mese di settembre, la mostra che riunisce un centinaio di foto rappresentative della carriera ultratrentennale del fotografo sarà visitabile fino al 28 aprile al Palazzo GIL di Campobasso.
Il mondo percorso in prima persona e suggestivamente raccontato dalle immagini di Steve McCurry arriva a Campobasso, grazie alla mostra Icons, appena inaugurata negli spazi del Palazzo GIL.
Noto in tutto il mondo per aver realizzato decine di reportage, pubblicati su libri e riviste e al centro di progetti espositivi presentati a ogni latitudini, il fotografo statunitense presenta in questa mostra una selezione delle sue opere più significative. Icone, appunto, in grado di restituire il senso di una ricerca incessante e appassionata condotta, nell’arco di oltre 30 anni di attività, in tutti i continenti, e guidata da un obiettivo preciso: gettare lo sguardo oltre gli orizzonti più conosciuti.
Curata da Biba Giacchetti, organizzata da Fondazione Cultura Molise e Sudest57, la rassegna offre un’immersione nell’universo visivo di Steve McCurry, prendendo avvio con una carrellata di ritratti straordinari; questi, progressivamente, cedono il passo a immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e di ironia.
Il percorso espositivo, volutamente concepito come fluido, libera i visitatori dai vincoli delle sequenze obbligate, consentendo a ciascuno di definire un proprio itinerario visivo tra tappe che restituiscono incredibili scenari e complesse vicende degli ultimi quattro decenni.
Immancabile è il ritratto della bambina afghana Sharbat Gula, “icona tra le icone” del fotografo, che deve a questo scatto la costruzione della sua popolarità a livello internazionale. Nonostante siano trascorsi molti anni dalla sua realizzazione, quest’opera resta ancora la più nota fotografia di McCurry, grazie alla profondità calamitica che ha conquistato – o, forse, sarebbe più opportuno dire “stregato” – generazioni di persone.
“Ho capito subito – ha dichiarato l’autore a riguardo – che era un ritratto importante per la profondità del suo sguardo, che raccontava tutta la tristezza della condizione del popolo afghano costretto a vivere nelle tende di questi campi profughi. Non ho impiegato più di una manciata di secondi a fotografarla: lei guardava il mio obiettivo in modo curioso, era la prima volta che era fotografata, la prima volta che vedeva una macchina fotografica. E dopo uno o due minuti è scappata via. Sparita! Ed è così che ho scattato probabilmente la più importante fotografia della mia vita“.
Completano la mostra altri scatti realizzati in Afghanistan, foto di donne del sud-est asiatico e di giovani uomini etiopi, immagini di distruzione della guerra del Golfo e dell’11 settembre, i reportage da Birmania e India, nuove foto dalla Mongolia o Papua Nuova Guinea, che si aggiungono e rinnovano questa mostra rispetto alle tappe precedenti del medesimo progetto espositivo.
Pluripremiato per la sua opera – tra i riconoscimenti conferiti la Robert Capa Gold Medal, il premio della National Press Photographers, per quattro volte il primo premio al concorso World Press Photo e la Centenary Medal for Lifetime Achievement – McCurry è stato ospite di Campobasso lo scorso mese di settembre, in occasione della manifestazione Art festival Poietika.